Gente di mare che arriva qua come gli pare

L’Italia l’ha purgata alle elezioni reputando, tra le altre cose, che l’accoglienza indiscriminata di cui cianciava fosse un omaggio al disordine, all’insicurezza e alla criminalità organizzata. Ma la sinistra non si è arresa di fronte allo spettacolo di settecentomila disperati che dovevano essere accolti mentre invece sono finiti ad affollare le strade delle metropoli o sono fuggiti a fare danni all’estero.

Questo è il risultato dell’accoglienza targata Partito Democratico ma loro sono come Fonzie: non riescono a dire “scusa, ho sbagliato”.

A sentirli parlare sono invece sempre alla ricerca di circostanze buone per ostentare la loro anima bella, democratica, tollerante e rispettosa: rispetto significa anche accettazione del sentimento maggioritario che – nel caso di specie – non risulta essere troppo in linea con il loro concetto di accoglienza.

Si potrà non condividerla ma non c’è nulla di scandaloso nella posizione di chi riconosce nell’esodo biblico via mare (ma c’è anche la rotta balcanica) un pericolo, una minaccia peraltro condivisa da molte altre civilissime nazioni europee che si guardano bene dal seguire l’esempio italico (collaborando). Chi è contrario al sentire comune è bene che aspetti le prossime elezioni per farsi conferire (eventualmente) un mandato popolare finalizzato ad accogliere tutti, affollare i centri di accoglienza ed ingrassare chi su questo business ci inzuppa il biscotto. Evidentemente per molti la paziente attesa del mandato popolare non è tra le ipotesi contemplate: si preferisce fare casino, forzare la mano, imporre la propria posizione alla maggioranza anche quando si è minoranza, spingersi a paventare un reato di sequestro di persona (tecnicamente ravvisabile) rinvenendolo in un atto politico. Francesco Cossiga – che non era certo una pippa come i novelli legalitari – aveva provato a spiegare (invano) che esiste una differenza tra legalità ordinaria e legittimità istituzionale, ravvisando che sulla seconda insistesse il supremo interesse nazionale: perle ai porci.

Adesso ci risiamo: la nave “Mare Jonio” di Mediterranea SavingHumans, che batte bandiera italiana, ha preso a bordo 49 migranti, tra loro 12 minori, che si trovavano da quasi due giorni su un gommone effettuando il “salvataggio” in acque internazionali, 42 miglia al largo della Libia, in area Sar (Search and rescue) controllata da Tripoli. Il tutto sfidando le autorità libiche che erano giunte sul posto in concomitanza con l’arrivo (casuale?) del vascello italiano partito dalla Sicilia due giorni prima (che coincidenza). Come se ciò non bastasse, la “Mare Jonio” – pur sapendo quale sia la posizione del governo in tema di chiusura dei porti – ha deciso di caricare a bordo i naufraghi e di puntare dritta verso Lampedusa dove ad attenderla c’è il sindaco, il quale ha dichiarato che se ne fotte di Matteo Salvini dando la disponibilità del porto. Ma la Procura della Repubblica di Agrigento ha disinnescato quello che rischiava di diventare un grande spot pro Salvini disponendo lo sbarco dei migranti e il sequestro della nave.

E così anche Luca Casarini, il no global specialista in scontri di piazza - e adesso a capo della Ong che in queste ore è protagonista del braccio di ferro sopra descritto - avrà il suo momento di gloria dopo anni in cui nessuno ha sentito la sua mancanza. Domani ci sarà il voto al Senato per decidere se mandare il ministro dell’Interno a processo relativamente al caso Diciotti. Una coincidenza o un “salvataggio politico”?

Aggiornato il 20 marzo 2019 alle ore 12:17