Pd, Zingaretti vuole “cambiare tutto”

Nel Pd inizia ufficialmente l’era di Nicola Zingaretti. Il neosegretario è stato proclamato ieri a Roma, all’hotel Ergife. L’assemblea è affollata. Conta oltre duemila persone tra delegati e ospiti. Sono presenti anche i renziani senza Renzi. Da Maria Elena Boschi a Lorenzo Guerini, da Roberto Giachetti a Luca Lotti. Il “giglio magico” al completo. Sorridono tutti. Eppure, il nuovo leader invoca la necessità di un Pd “più empatico, aperto e inclusivo, percepito come amico da chi ha sofferto la crisi”. Il contrario del renzismo. Il segretario si proclama fiero oppositore del “correntismo esasperato”. Nel pantheon del “nuovo” Pd targato Zingaretti figurano Antonio Gramsci e il giovane Aldo Moro. Simboli del cattocomunismo. Ma non c’è spazio per i socialisti. Eppure, curiosamente, il Pd fa parte del Pse. Tra i contemporanei Zingaretti immagina un dialogo con i moderati alla Macron e i progressisti alla Tsipras.

Il nuovo corso zingarettiano è evidente a partire dai simboli e dalle liturgie da Prima Repubblica. Il segretario, in maniche di camicia grondante sudore, legge un lungo discorso scritto, durato quanto una partita di calcio, escluso il recupero. Il renzismo è ormai lontano.  

Il segretario incassa anche l’esito positivo del primo test unitario. Infatti, l’ex premier Paolo Gentiloni viene eletto presidente del partito e Luigi Zanda è il tesoriere. Due renziane doc, Anna Ascani e Deborah Serracchiani, sono elette vicepresidenti. Solo i delegati della mozione Giachetti si astengono. I numeri ufficiali delle primarie dem certificano che i votanti sono stati 1.582.083. Zingaretti ha ottenuto 1.035.955 voti, pari al 66 per cento. Maurizio Martina ha riportato 345.318 voti pari al 22 per cento, Giachetti 188.355 voti pari al 12 per cento. L’Assemblea nazionale avrà 119 membri dalle liste collegate a Giachetti, 228 per l’area Martina, 653 delegati per Zingaretti.

La piattaforma programmatica di Zingaretti mette il tema del lavoro al primo posto. Dopodiché, infrastrutture, ambientalismo, sanità e welfare. Secondo il segretario del Pd, “serve più riformismo per affrontare il futuro. Dobbiamo rimettere al centro la giustizia sociale, perché la lotta alla povertà è la condizione per stare meglio tutti”. Zingaretti è convinto che gli elettori pentastellati ci stiano “ripensando. Perché oggi c’è una situazione nuova ed è possibile cambiare. Ma bisogna attrezzarsi. Con +Europa ci ritroveremo insieme nel Parlamento europeo contro i sovranisti e poi nella sfida elettorale in Italia che non è lontana. Perché il governo non reggerà. Resta il progetto di una lista ampia e unitaria per le Europee. Il manifesto di Calenda diventerà un compagno di viaggio per le elezioni di maggio, la nostra lista sarà aperta e innovativa”.

Dopo l’assemblea Zingaretti depone una corona di fiori a Porta San Paolo, dove iniziò la Resistenza.

 

Aggiornato il 18 marzo 2019 alle ore 17:36