Altro che capitani coraggiosi

Ma quali capitani coraggiosi, qui, più si avvicina la necessità di correggere le demenzialità della finanziaria 2018, e l’obbligo di pensarne una per il 2019, più le spavalderie diventano paura. Insomma la realtà sui conti fa novanta, altroché tutto a posto e tutto bene, come hanno strillato a destra e a manca, facendo solo gli spacconi, gli arroganti e i saputoni.

La verità è che in questa alleanza di sovrana c’è solo l’ignoranza, sulle necessità, sui problemi, sui guai di un Paese che arranca, sbanda e torna indietro pericolosamente. Ecco perché viene la rabbia, a rivedere l’improntitudine con cui al governo, tutti, nessuno escluso, hanno sempre fatto i Nobel dell’economia, sbeffeggiando chi criticava le scelte e la manovra. Da una parte loro, quelli dell’anno bellissimo, quelli del ministro Giovanni Tria, che ha sempre escluso correzioni, insomma, quelli bravi, dall’altra i gufi e i pessimisti. E, adesso che la dimensione del buco si vede e viene fuori l’idiozia di una manovra dannosa e l’ipocrisia di previsioni fasulle, i capitani coraggiosi fanno a gara a litigare e rimandare quel che servirebbe per metterci una pezza.

Perché sia chiaro sempre di pezze a colori si tratta, nulla di serio e di concreto, nulla comunque di ciò che veramente servirebbe per invertire la tendenza, stimolare la crescita, aiutare lo sviluppo.

Insomma una toppa inventata dal governo, solo per prendere tempo ed evitare la resa dei conti, per via di una finanziaria da sconsiderati, che si è incastrata ad una recessione di cui si sapeva e di cui scriteriatamente si è fatto finta.

Per farla breve sapevamo tutti meno loro, i pentaleghisti, oppure, sbagliavamo tutti meno loro, gli scienziati alla Toninelli, alla Borghi, alla Siri, alla Castelli, incredibile ma vero. Bene anzi male, la frittata è fatta, tra Pil negativo, previsioni fasulle, costi da spread, reddito, quota 100, assunzioni pubbliche elettorali, salvaguardie Iva, di qui a fine d’anno serviranno 50 o 60 miliardi. Una botta da paura che la manovra Amato del ‘92 impallidirebbe, ecco perché i capitani coraggiosi, la coppietta di jack, fugge e cerca solo il modo di prendere tempo, pur di non fare la correzione che servirebbe.

I due, Di Maio e Salvini, non solo fuggono per evitare la resa dei conti, ma perché sanno che passato maggio, diranno basta, nessuno dei vorrà intestarsi una manovra da terrore fiscale, altroché coraggio, c’è una paura sesquipedale. Ecco perché viene da chiedersi come sia possibile, soprattutto che il popolo leghista, non si renda conto dei guai generati da questa alleanza, degli errori di Salvini, di quanto costerà porre rimedio a questa alleanza scellerata.

Per concludere, dopo maggio salterà il banco, questione di mesi e si tornerà a votare e Salvini dovrà ammettere l’errore imperdonabile dell’unione coi grillini, dovrà scusarsi e tornare a casa, al centrodestra. Che piaccia o meno al capitano, andrà cosi, per vincere, gli servirà tutto il centrodestra, non solo la bravissima Meloni, ma anche Forza Italia con o senza Silvio Berlusconi. Gli servirà infine la bontà degli elettori, perché gli perdonino una montagna d’errori. Speriamo…

Aggiornato il 18 marzo 2019 alle ore 11:41