Luogocomunismo ambientale

sabato 16 marzo 2019


C’è una ragazzina svedese, Greta Eleonora Thunberg Ernman, che si è messa a fere lo sciopero del clima disertando la scuola ogni venerdì al grido “Skolstrejk för klimatet” (Sciopero della scuola per il clima).

A Greta Thunberg - figlia della cantante d’opera Malena Ernman e dell’attore Svante Thunberg - è stata diagnosticata la sindrome di Asperger cosa che non le ha impedito di esporsi divenendo il simbolo della ribellione ambientale su scala planetaria. Però nessuno può dirle che sta dicendo un mare di cazzate perché altrimenti sei un mostro che infierisce su una bambina che per giunta ha problemi di salute e che è diventata la mascotte della sinistra bobò e quindi intoccabile per definizione.

Sarei per questo tentato di fottermene del tatto se non fosse più importante concentrarsi sulla figura dei genitori che le hanno permesso di diventare un fenomeno da baraccone e su quel branco di pecoroni i quali, pur essendo contro i gas naturali, si sentono così alla canna del gas da attaccarsi ad una adolescente per contrastare (secondo loro) la “pericolosa avanzata dei populismi!” reinventandosi ambientalisti.

Quindi, se da un lato criticano Matteo Salvini perché instilla paure nella società, dall’altro provano ad instillare la paura climatica per vedere di raccattare due voti. E così oggi nelle scuole italiane si sono scoperti tutti sensibili ai cambiamenti climatici e sono scesi in piazza a gridare che non c’è più tempo da perdere per il pianeta. Quasi un urlo di dolore ma non per la Terra, bensì per un’area di pensiero che si sente ideologicamente in diaspora e cerca un collante. Addirittura anche gli industriali, attraverso il giornale di Confindustria, questa mattina hanno ravvisato la necessità di schierarsi dalla parte di chi frena in tema di emissioni impattanti sui cambiamenti climatici: poi gli stessi industriali hanno preso l’aereo (inquinando) per recarsi nella fabbrica di famiglia (inquinante).

Con questo vogliamo forse essere nagazionisti sull’inquinamento? Nemmeno per sogno, solo che ci stanno sulle pere le sceneggiate. Come ha giustamente provato a chiarire il professor Franco Battaglia (chimico ed esperto in questioni energetiche ed ambientali) “non solo il clima è sempre cambiato, ma soprattutto noi non possiamo farci niente. In uno stesso luogo la temperatura ha, nel corso di un anno, una variabilità anche di diverse decine di Celsius. Nello stesso momento la temperatura ha, nei vari punti del pianeta, una variabilità dell’ordine di 100 Celsius. Dall’anno Mille, quando si era all’apice del Periodo Caldo Medievale, quando la temperatura media globale era un paio di Celsius superiore a oggi, fino al 1650, al minimo della Piccola Era Glaciale, quando la temperatura era oltre un paio di Celsius inferiore a oggi, la temperatura variava di circa 5 Celsius. Oggi, stiamo appunto uscendo dalla Piccola Era Glaciale, e lo stiamo facendo da oltre tre secoli e non possiamo farci niente. Anzi, proprio questi ultimi 150 anni ci hanno offerto un clima straordinariamente stabile. Oltre ogni aspettativa: +0.8 gradi appena in ben 150 anni!”. “E gli eventi climatici disastrosi? - prosegue Battaglia - sono diminuiti. L’America è stata colpita da 149 uragani (di cui 10 di forza 4) negli 80 anni compresi fra il 1850 e il 1930; e fu colpita da 135 uragani (di cui 8 di forza 4) negli 80 anni compresi fra il 1930 e il 2010 (dati della National Oceanic and Atmospheric Administration americana). Quindi, come vede, gli uragani sono diminuiti per intensità e numero. Ma le emissioni di CO2 sono aumentate senza sosta”.

Ma ovviamente al circo politico-mediatico oggi fa comodo l’allarme lanciato da questa ragazzina svedese sbatacchiata nello star system da un abile circolo di esperti in comunicazione e da genitori famosi. Ma la domanda di fondo a cui questa utopia ambiental-luogocomunista non fornisce risposte è sempre la stessa: e poi? Se spegniamo il progresso cosa facciamo? Ritorniamo all’epoca della pietra? Ricordiamoci che il progresso, quella merda inquinante, ha prodotto eguaglianza.


di Vito Massimano