Reddito di cittadinanza, corsa a ostacoli

I primi beneficiari del reddito di cittadinanza avranno notizia dell’accettazione della domanda da parte dell’Inps dopo il 15 aprile.

Ma, una volta ricevuta dalle Poste la Carta Rdc con il pagamento accreditato partiranno le cosiddette norme “antidivano”, ovvero gli obblighi per il nucleo familiare sulla ricerca del lavoro, l’impegno nello studio e la partecipazione a corsi di formazione e ad attività socialmente utili. Naturalmente si tratta di quelli previsti dal decreto legge ma modifiche potranno esserci in sede di conversione. Sono queste le prime tappe del percorso per il reddito che da metà aprile impegneranno i richiedenti. Ecco le mosse successive. Innanzitutto è obbligatorio fare la Did, la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro di tutti i componenti della famiglia assegnataria del reddito maggiorenni non pensionati (ma con un’età inferiore a 65 anni), non occupati e non impegnati in percorsi di studio, entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio. Sono esclusi anche i membri della famiglia disabili e quelli che hanno particolari impegni di cura. Saranno chiamati in via prioritaria dai centri per l’impiego (entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio) i nuclei nei quali ci sono membri disoccupati da meno di due anni o persone con meno di 26 anni o in possesso della Naspi o firmatarie di un patto di servizio ancora valido. Si stipula il patto per il lavoro che prevede l’obbligo di consultare quotidianamente la piattaforma digitale per la ricerca di lavoro, l’impegno alla ricerca attiva del lavoro e l’accettazione di almeno una di tre proposte di lavoro congrue “a pena di decadenza del beneficio”.

Manca l’intesa con le Regioni sul ruolo dei navigator (e di conseguenza il bando per assumerli con contratti di collaborazione da parte di Anpal Servizi) ma c’è soprattutto la difficoltà di inserire al lavoro persone poco scolarizzate. Su 900mila persone tra i beneficiari complessivi del reddito (2,7 milioni il totale secondo l’Istat) 600mila hanno come titolo di studio al massimo la licenza media. Oltre la metà di coloro che avranno l’obbligo di dichiararsi disponibili al lavoro ha tra i 45 e i 64 anni per cui appare particolarmente arduo identificare un percorso di reinserimento che li coinvolga.

Aggiornato il 06 marzo 2019 alle ore 17:42