Tav, la pietra dello scandalo

Aver trasformato la scontatezza della Tav in un tema sul quale giocarsi il fallimento del “contratto”, la dice lunga sull’incapacità dei timonieri, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Tanto è vero che oramai la questione non solo è sfuggita di mano ad entrambi, ma rischia di diventare un jolly pesante nelle mani di Nicola Zingaretti e del Partito Democratico.

Insomma, sulla Tav Salvini dimostra di non essere quello statista che vorrebbe, mentre Di Maio conferma la pochezza culturale dei grillini e la confusione sulla capacità di intendere le cose. Del resto, pur con le dovute proporzioni, basterebbe pensare che i pentastellati, da una parte attaccano il progetto Tav, dall’altra sostengono quello della funivia romana voluta dalla sindaca Virginia Raggi. Bene, anzi male, se c’è una cosa da analisi, non solo dei costi-benefici, ma anche della “sobrietà”, è proprio il progetto di una funivia nella capitale, eppure tant’è.

Per farla breve, Salvini se avesse capito un po' di più doveva pretendere che la Tav non fosse messa in discussione e tantomeno oggetto del contratto, punto. Qui non si tratta solo del rispetto dei patti con la Francia e con la Ue, si tratta di una infrastruttura che averla o meno, tra 20 o 30 anni, farà una differenza enorme. Ecco perché è stata una demenzialità politica trasformarla in un casus belli, la sfida tra sistemi Paese, il futuro si giocherà proprio sulle infrastrutture e sui trasporti.

Come se non bastasse, mentre i vicepremier si disperano, per trovare una toppa peggiore del buco, Nicola Zingaretti e il Pd sulla realizzazione dell’opera ci faranno la campagna elettorale. Col risultato che se alla fine la Tav si facesse per davvero, il Pd ne porterebbe a casa l’intestazione e Zingaretti un gran successo personale, incredibile.

Insomma, Di Maio e Salvini in quel caso sarebbero stati talmente incapaci da far scattare nel modo più plastico il famoso detto, fra i due litiganti il terzo gode. Roba da matti, non c’è che dire. La verità è che la Tav serve eccome, non solo per l’immagine Paese, per il lavoro e per l’occupazione, per il rilancio della produzione, ma perché senza quel corridoio strategico, nel medio periodo, saremmo tagliati fuori dalla intermodalità, dai collegamenti nell’Europa. Ecco perché diciamo che siamo in mano a sprovveduti, incapaci apprendisti che ci stanno portando alla deriva e al fallimento, contro un muro altro che futuro.

Caro Salvini, insieme agli occhi apra le orecchie, ascolti, molli tutto e chieda le elezioni, col centrodestra sarà un successone, lo faccia ora, dia retta, gira voce di un ribaltone…

Aggiornato il 05 marzo 2019 alle ore 14:35