Di chi è la colpa?

Avverto un torpore che contamina la voglia di scrivere e parlare, ma lo sdegno rende obbligatorio almeno un cenno agli orribili delitti di cui la cronaca dà quotidiana notizia. Persone uccise, tagliate a pezzi, seviziate, abusate, bruciate, buttate nell’acido. E, poi ancora e ancora, per opera di esseri ripugnanti che offendono la razza umana. Ora, pur passando a realtà meno spietate, sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà, le vergogne, i problemi e gli incubi in cui la nostra società si è ridotta a vivere. Sono molteplici le cause che determinano tali effetti. Tra esse, si annovera anche un’interpretazione della politica, tanto da parte del potere preposto quanto del popolo, così squallida da generare infiniti problemi e contraddizioni. La paura che si ricopre di spavalderia, l’ignoranza che si sente preparata e colta, l’egoismo che si giustifica come dovere, l’aggressività che si sente giustificata e giusta. Fino all’esercito di “asini” che non volano, ma affermano di volare. Ad ogni piè sospinto, incontriamo disonesti che professano onestà, aggressivi che farneticano richiami alla collaborazione, ignoranti che sanno tutto, amorali che sottolineano l’etica, imbroglioni che si riempiono la bocca di appelli alla sincerità. Per non dire della rumorosa realtà di quelli che “sanno” tutto e che sparano sentenze e profezie condite da una patetica ignoranza che pretende di presentarsi come lungimiranza, preparazione e competenza.

Che razza di società abbiamo inventato? In che mondo ci siamo ridotti a vivere? La conoscenza vera, quella generata dalla cultura e dall’esperienza, pone in cima a tutto un umile impiego di tempo e di voglia di capire. La libertà di parola non è “muscolosità” della lingua, ma capacità di collegarla al cervello. Cosa pensare, dunque, di quanti sbraitano e sentenziano, indipendentemente dall’aver capito e che, magari, si spacciano per vincenti mentre perdono? Siamo dispiaciuti e attoniti per lo “stile” di vita raggiunto, ma c’è qualcuno che sa riconoscersi almeno una piccola colpa per ciò che accade? C’è uno solo tra noi, che possa inconfutabilmente affermare di non offrire alcun abbrivio all’apocalisse che ci accerchia con gli odierni squallidi costumi della società? Forse, dovremmo ricordarci un po’ più del “Confiteor” e portare da tre ad almeno sei, le battute sul petto della mano che recita il “Mea culpa”. Anche se non esecutori di certe infamie, molti portano la grave colpa di girarsi costantemente dall’altra parte, come se i fatti loro non dipendessero dai fatti generali; eppure, la prodigiosa fisica quantistica che va ormai svelando i maggiori segreti del futuro, ha già scientificamente dimostrato che nulla è scollegato da nulla. Finché il popolo confonderà la veemente stupidità col coraggio e i saputelli con i competenti, come potrà non delegare alla cosa pubblica, vanitosi, buffoni, incapaci e perfino disonesti e parassiti?

Aggiornato il 14 febbraio 2019 alle ore 15:37