Di Maio “apre” alle grandi opere

Luigi Di Maio si dichiara possibilista sulle grandi opere. Ma l’apertura del vicepremier e ministro del Lavoro è condizionata. Il leader grillino resta, infatti, contrario alla Tav. “Non possiamo – sostiene – passare per quelli che si oppongono a ogni infrastruttura. Ora siamo al governo, abbiamo responsabilità economiche. Abbiamo promesso una crescita decisa”. Per Di Maio, il Movimento 5 stelle deve dimostrare “che non è ideologicamente contro le grandi opere. In passato hanno significato devastazione del territorio e corruzione. Per questo il M5s era contro. Da oggi non sarà più così, perché noi non siamo contro a prescindere, se si fanno rispettando l’ambiente e senza mazzette”. Il riferimento alla Tav è evidente. A questo punto, dalle parti di Palazzo Chigi si ipotizza una exit strategy: il referendum.

Frattanto, il ministro Danilo Toninelli sta lavorando al Piano delle infrastrutture. Secondo quanto anticipato dalla “Stampa”, il piano prevede il completamento della Asti Cuneo, i ponti sul fiume Po, il rafforzamento del polo aeroportuale Pisa-Firenze con nuovi collegamenti tra i due scali, il raddoppio della ferrovia Cremona Mantova, già nel contratto di Rfi. Inoltre, Toninelli punterà sul trasporto su ferro fino al porto di Genova e sul retroporto di Alessandria. Dopodiché, il Mose da completare e la Pedemontana. Si prevede anche l’Alta velocità Napoli-Bari e lo sblocco dei lavori per l’autostrada Ragusa-Catania e per la statale 106 jonica in Calabria.

Aggiornato il 21 gennaio 2019 alle ore 12:26