Il video della vergogna

Con il video postato in Rete dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, il quale riprende con intento propagandistico le fasi del rientro in Italia di Cesare Battisti, abbiamo veramente toccato il fondo della decenza.

Con il chiaro intento di mettere il cappello del cambiamento grillino sulla cattura del celebre latitante, il Guardasigilli si è permesso di brutalizzare i diritti sacrosanti del condannato, sebbene la sua carica gli imponesse ben altro comportamento. Abbiamo assistito ad una vergognosa pagliacciata autocelebrativa, con tanto di musica solenne come sottofondo, senza precedenti.

A tale riguardo vorrei citare al ministro, nonché avvocato Bonafede, nel caso non ne fosse a conoscenza, che l’articolo 114 del Codice di procedura penale vieta “la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all’uso di manette ai polsi, ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica”; mentre l’articolo 42 bis dell’ordinamento penitenziario impone “l’adozione di opportune cautele per proteggere gli arrestati dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità”.

Me lo ha ricordato Luigi Desiderato su Facebook, un amico il quale, contrariamente al politico pentastellato in oggetto, mostra una maggior sensibilità nel campo del diritto, è un semplice cittadino che non esercita alcun incarico di rilevanza politica.

Aggiornato il 16 gennaio 2019 alle ore 11:49