Perché bisogna salvare Radio Radicale

Riceviamo più informazione da Radio Radicale, su quel che succede nei cinque Continenti, di quella su carta stampata e sulle emittenti - radio e televisioni - pubbliche e private. Probabilmente, nel corso del 2019, non sarà più così per gli ascoltatori, visto che la manovra di bilancio del Governo Salvini-Di Maio vuole tagliare del 50 per cento il suo contributo annuo, all’incirca di 10 milioni di euro.

A occhio e croce, l’obiettivo del Governo è portarla prima al suo dimezzamento e poi al decesso. Radio Radicale è un mezzo privato finanziato dallo Stato per un servizio pubblico. Ha il merito di fare un servizio inimitabile, a tutto tondo, fino ad arrivare all’informazione più inedita, scrupolosa e profonda dove la Rai non arriva o, meglio dire, dove non vuole arrivare.Insomma, se gli italiani fossero privati dello strumento di informazione come Radio Radicale, sarebbero all’oscuro dell’attività del Parlamento, dei dibattiti nelle aule giudiziarie, di fatti e misfatti che accadono nei Palazzi del potere e fuori di questi. Sarebbero privi di dibattiti culturali, politici e di processi giudiziari che si svolgono in Italia. Sarebbero sforniti di trasmissioni - che compongono uno straordinario archivio storico - di un lungo arco di tempo, sugli avvenimenti che sono avvenuti in Italia e all’estero. Sarebbero non coinvolti nelle battaglie che ha intrapreso sui diritti civili e non solo. Sarebbero tagliati fuori da quello che accade negli istituti di pena, in cui ci sono le più atroci sofferenze umane che solo e soltanto Radio Radicale è in grado di raccontare.

Di fronte a un bene così prezioso, Salvini e Di Maio che fanno? Dimezzano il finanziamento per portare Radio Radicale alla chiusura. Il loro scopo è tappare la bocca alla voce più libera, pluralista e più attrezzata culturalmente che oggi c’è nell’informazione italiana. Per di più, è arrivare ad un unico e solo contenitore: la Rai. Carrozzone governativo lautamente finanziato dalla manovra economica. Dunque, piegare l’informazione e la comunicazione alla maggioranza di governo, così da ritornare ai “fasti” del MinCulPop, a scapito della libera informazione di cui Radio Radicale è il portabandiera.

 

Aggiornato il 14 gennaio 2019 alle ore 17:21