Il boom dell’ignoranza

Viene da sorridere francamente a sentire il ministro Luigi Di Maio parlare di boom economico. Si tratta di parole che smascherano, purtroppo, l’ignoranza sia della realtà e sia dell’economia. Per carità, nessuno nasce scienziato, ma insomma, un ministro dello Sviluppo economico una qualche conoscenza dei fenomeni e della materia dovrebbe averla eccome. Ma tant’è.

Ma ciò che colpisce ancora di più è la sciocchezza dell’analisi costi-benefici, sulla base della quale si vuole bloccare la Tav, oltretutto in corso d’opera. Sia chiaro, non è il metodo che riteniamo sciocco, tutt’altro, è il suo campo di applicazione specifica, il progetto Tav, che ben altre considerazioni meriterebbe e merita.

Insomma, esistono nella nostra storia progetti infrastrutturali la cui mancata realizzazione a distanza di decenni fa maledire il momento in cui si è detto di no. Si pensi al ponte sullo stretto, la cui costruzione gira fra i ministeri dagli anni Cinquanta; se si fosse fatto, non solo si sarebbe stupito il mondo con una infrastruttura strabiliante, ma con certezza lo sviluppo della Sicilia e del Paese ben altro sarebbe stato in positivo. Per non parlare dell’autostrada del sole, realizzata fra la fine del ’50 e l’inizio del ’60, pensate se fosse stata fatta dall’inizio a tre corsie, se anziché a Napoli fosse proseguita fino a Reggio Calabria, quanto avremmo risparmiato? Quanti vantaggi in più e scandali in meno avremmo avuti?

Eppure la rinuncia a tutto ciò avvenne allora più o meno per le stesse ragioni che spingono oggi allo stop della Tav: costi-benefici e interessi politici locali. Ecco perché diciamo, non si blocchi la Tav, certe infrastrutture vanno pensate a distanza di decenni, altro che costi-benefici nel breve e medio periodo, ammesso che sia. L’importanza della Tav, va pensata proiettandola al 2050, quando ovunque i trasporti saranno velocissimi, puntuali, presenti e intermodali, è a quel punto che averla oppure meno farà la differenza, sancirà eventualmente il vulnus esiziale di sistema. Oltretutto a fermarla come vogliono i grillini, per motivi elettorali, di testardaggine politica medievale, è un ulteriore sintomo di ignoranza grave, del tipo del boom economico affermato da Di Maio. Incredibile ma vero.

Non solo non siamo in prossimità di un boom, ma siamo al contrario, nemmeno in stagnazione, ma in recessione, ce ne accorgeremo presto eccome. Ecco perché diciamo che la Tav va proseguita e che la finanziaria va cambiata prima che le sciocchezze abbiano effetto, dal reddito di cittadinanza a quota 100, dalle tasse alla fattura elettronica, una disgrazia e basta voluta dai pentaleghisti.

Lo diciamo forte e chiaro: rinunciate a fare altre sciocchezze, signori del governo, fermatevi subito, lo diciamo “a futura memoria”, come scriveva Sciascia, lo diciamo prima che arrivi il peggio, a condannarci soprattutto, per colpa vostra.

Aggiornato il 14 gennaio 2019 alle ore 12:28