Botte da orbi nel Governo

giovedì 10 gennaio 2019


Viene da chiedersi se gli elettori, sia grillini che leghisti, volessero questo spettacolo e questo andazzo prima del 4 marzo. Sull’elettorato della Lega siamo sicuri di no, anche perché in campagna elettorale Matteo Salvini si presentò con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, con un programma chiaro e definito, esattamente opposto al contratto firmato poi con i grillini. Ecco perché siamo certi che i sostenitori leghisti non possano condividere il teatrino quotidiano, le liti, le insolenze reciproche, le scazzottate e gli ultimatum fra membri dell’Esecutivo. Oltretutto colpisce quella sorta di inanità istituzionale con la quale oggi si digerisce in silenzio uno scontro pericolosissimo e costante fra leghisti e grillini di governo, premier compreso.

Insomma, quando nell’Esecutivo Berlusconi si consumò il duello “che fai? mi cacci” fra il premier ed il presidente Fini, pensavamo di aver toccato il fondo, ma ci sbagliavamo perché rispetto ad oggi ci sembra cipria. Ecco perché colpisce il silenzio istituzionale intorno a scene costanti di annunci e di smentite, di assicurazioni e retrocessioni, di parole di un ministro ridicolizzate da quelle dell’altro, di impegni presi dal premier senza l’accordo del dicastero competente. Qui non parliamo di cosette, ma di accordi fatti con l’Europa sugli sbarchi senza il consenso del ministro dell’Interno. Roba da matti, parliamo di impegni con le parti sociali senza il concerto dell’Esecutivo. Parliamo di continue riunioni, più o meno palesi, di ministri di uno schieramento, per scavalcare quelli dell’altro; parliamo di ultimatum quotidiani, di contrasti totali e di insolenze politiche dentro l’Esecutivo all’ordine del giorno.

Tutto ciò è pericoloso, è un giocare col fuoco, è qualcosa che un grande Paese come il nostro non può e non deve permettersi; fare finta o lavarsene le mani come Ponzio Pilato è una complicità rischiosa. Oltretutto questo avanspettacolo va in scena con l’Italia in crisi, con l’ipotesi di recessione, con l’Europa pronta alla sanzione, coi mercati pronti all’attacco e alla punizione. Come se non bastasse, e qui ci rivolgiamo a Matteo Salvini, tutto ciò per portare a casa cosa, rispetto ai giuramenti? Poco o niente, ed il poco fatto male. Inutile che il ministro dell’interno giri la frittata, perché anche sull’immigrazione è solo, non ha una maggioranza che lo sostiene, anzi è obbligato sempre al ribasso ed alla retromarcia, o dal premier o dai grillini. Come sarà costretto, Salvini, ad abbassare le attese sulla legittima difesa, sulle autonomie, insomma su tutto, del resto basti pensare alla “Fornero” che non solo non è stata cancellata, ma con quota 100 è stata addirittura peggiorata. Per non parlare della flat tax, che è sparita, dell’inversione della prova fiscale, che non solo non c’è stata ma è stata rafforzata con lo spionaggio dei conti, che fa il paio con la vergogna processuale della “prescrizione” voluta dai grillini.

Ecco perché ci rivolgiamo a Salvini, che in cambio di niente si rende complice di un proscenio kafkiano, negativo, penalizzante per il futuro del Paese, oltretutto gli risparmiamo la follia del reddito grillino che rappresenta il colpo di grazia alla cultura dello sviluppo e dell’impresa. Per concludere, nel mentre si assiste a questa bellezza, lo spread ci costa 2 miliardi, il Pil scende ulteriormente, l’occupazione non cresce, la pressione fiscale sale, il debito aumenta, gli investimenti scappano, la fattura elettronica scatenerà la rabbia dei contribuenti.

 

L’Italia così non può vivere di certo, serve altro e serve adesso, la si faccia finita perché il Paese ha bisogno di un Governo vero, coeso, autorevole. A buon intenditor, poche parole.


di Alfredo Mosca