Da quale pulpito la predica

Absit iniuria verbis, non ci piace affatto questa invadenza opprimente dei preti nelle scelte di un Governo laico, autonomo, indipendente.

Insomma non va bene, dopodiché è noto e arcinoto che il clero nella sua storia abbia fatto sempre politica e affari, oltreché attività pastorale. Per questo basterebbe rileggere le vicende di tanti Papi e cardinali per convincersene e per riflettere sul perché lo stesso potere temporale sia nato sull’equivoco, per non dire sulla bugia. Lorenzo Valla, nella sua “Donazione di Costantino” dimostra ampiamente la falsità sulla quale sia nata l’aspirazione della Chiesa a farsi Stato. Ma se questo non fosse sufficiente, potremmo ricorrere alle ragioni dello scisma Luterano, che altrettanto chiarirebbero quel che c’è da chiarire negli intrecci tra fede, interessi, politica e Chiesa.

Non volendo andare troppo lontano, basterebbe ricordare le vicende degli ultimi decenni, comunque la si pensi, Marcinkus e lo Ior, Ie tombe dei boss nelle basiliche, gli attici di lusso pagati dai fondi ospedalieri, banchieri di Dio e quant’altro, lasciano perplessi. Per non parlare della vergogna per noi più grave e imperdonabile, quella che quasi quotidianamente riempie le cronache, la pedofilia nel clero, fatto noto e dilagante intorno al quale chiedere scusa non può bastare. E poi, la domanda delle domande, perché Papa Ratzinger si è dimesso, perché ha mollato, se non lo avesse fatto sarebbe stato tutto uguale con l’immigrazione, l’accoglienza, il confronto fra le fedi?

Insomma sarà lecito domandarselo, anche perché è una domanda larghissimamente condivisa, soprattutto alla luce dei contrasti quotidiani fra le scelte del parlamento e quelle dei preti. Qui non si tratta solo di chi ha invitato a non fare il presepe, oppure ad evitare le filastrocche di Natale, si tratta di inviti alla disobbedienza alle leggi dello Stato, che è grave e inaccettabile. Come è sintomatico che tv e media ci tartassino tutti i giorni sulle posizioni dei preti e della Chiesa. Sia chiaro la libertà d’opinione è sacra, ci mancherebbe, dunque anche per la Chiesa è giusto che ci sia, ma il martellamento è un'altra cosa. Anche perché il confine fra libertà e invasione di campo è sempre più sottile, ecco perché diciamo da che pulpito arrivi la predica, oppure quale sia il confine fra la critica alle scelte laiche di un Governo e gli inviti a disapplicarle.

Insomma non ci piace, non ci piacciono le esortazioni alle violazioni, seppure civili, non ci piace questa costante intromissione dei preti nella politica, non ci piace chi predica bene e razzola male, dopodiché rispetto per tutti ovviamente. Dulcis in fundo, l’esempio, insomma la parola conta, ma l’esempio molto di più, ecco perché i preti dovrebbero guardare bene al loro interno prima che altrove, del resto, “cuius regio eius religio”, e soprattutto: libera Chiesa in libero Stato.

Aggiornato il 08 gennaio 2019 alle ore 11:27