La zattera dei sindaci ribelli

La situazione dei “sindaci ribelli” può essere rivista anche in un dipinto di Théodore Géricault: La zattera della Medusa, realizzato nel 1819 e oggi conservato al Louvre di Parigi e che raffigura un tragico momento del naufragio della fregata francese Méduse.

Lì per il gurgite vasto sono realmente dei naufraghi, invece qua a cavalcare le onde mediatiche sono Leoluca Orlando e i suoi colleghi dalla fascia tricolore, atterriti dal naufragio continuo e costante che sta da tempo compiendo la Sinistra; loro sì su una zattera in balìa dei flutti. Il loro affannarsi per i migranti, più o meno economici, altro non è se non l’agitarsi forsennato di qualcuno che ancora deve restare a galla e cercare di raggiungere un porto sicuro, soprattutto in vista di future elezioni. È la stessa bassa propaganda che promuove “eroe” il Sindaco di Riace, quella che spinge la zattera sulla quale sono voluti salire i riottosi.

Un legno allo sbando, così come vorrebbero far finire l’Italia, in un bagliore di tempesta giallastro d’acido che non ha nulla a che vedere con l’eroismo dei sopravvissuti della Méduse. Nessuno oggi dipingerà un quadro per Orlando, per De Magistris, Decaro, o per Nardella e per tutti gli altri, sostenuti dal clero più vicino all’accoglienza indiscriminata e dall’onnipresente e onnisapiente Roberto Saviano.

Se è giusto salvare coloro che sono in reali difficoltà, altrettanto giusto sarebbe impedire ad altri di approfittarsi di tali tragedie, cavalcandole non già come se fossero tigri, ma appunto fornendo nuove zattere sulle quali salire a bordo, issando improbabili bandiere di uguaglianza e libertà.  È dietro il falso mito dei “diritti umani” che si trincerano coloro che vogliono squarciare ogni difesa e protezione, consentendo in nome di una non ben definita “libertà di movimento” afflussi incontrollati e incontrollabili di genti, non più su una zattera ma su intere navi. Criminogeno dunque non è il Decreto Sicurezza voluto dal Governo, ma piuttosto la follia che vorrebbe aprire i cancelli e consentire l’entrata a chiunque, siano essi realmente bisognosi e piuttosto orde dai biblici nomi di Gog e Magog. Non furono tanto i barbari a far crollare l’Impero Romano, quanto la debolezza dei suoi ultimi governanti che non seppero frenare la deriva dissolutrice inquinando così indiscriminatamente Roma.

Così avviene oggi, e una zattera tira l’altra, tutte adesso guidate da quella ben dotata dei motori sorosiani di Orlando e dei suoi alleati, incurante di chi la segue ma ben attenta alla meta dove approdare.

Aggiornato il 07 gennaio 2019 alle ore 11:51