Presentato a Roma il Piano professioni 4.0

“Investire in servizi, tecnologie e formazione per i giovani”. È il cuore del Piano Professioni 4.0. Un programma che prevede investimenti per i giovani dDai servizi alle tecnologie avanzate fino ai progetti di formazione. Lo hanno proposto le associazioni Ungdcec (Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili), Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) e Asign (Associazione italiana giovani notai), alla presenza del sottosegretario al ministero della Giustizia Vittorio Ferraresi e agli altri rappresentanti del mondo politico intervenuti al X Forum dei giovani professionisti, che si è tenuto a Roma.

Durante l’incontro, moderato dai giornalisti Francesco Giorgino e Simona D’Alessio e al quale hanno partecipato, fra gli altri, il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Armando Siri, il deputato Pd ed ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il presidente della VI commissione Bilancio e deputato FdI Ylenia Lucaselli, si è parlato anche dell’obbligo della fatturazione elettronica, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2019.

“Noi proponiamo – afferma il presidente dell’Ungdcec Daniele Virgillito – un articolato programma per governare il cambiamento, piuttosto che subirlo. Per incentivare l’innovazione e non rischiare di perdere un intero patrimonio generazionale di competenze e intelligenze. Stiamo parlando di una categoria che conta un milione 500mila persone, che rappresenta quasi il 2 per cento del Pil e occupa oltre 350mila addetti. Per Virgillito, “la professione è sempre più travolta dalla rivoluzione digitale. Cambiano strumenti di lavoro, esigenze dei clienti, scenari economici e normativi. Per questo abbiamo voglia di partecipare alla costruzione del nostro futuro”.

La posizione di Virgilito è condivisa dal presidente dell’Aiga, Alberto Vermiglio. “L’obiettivo – sostiene – è quello di presentare un piano che analizzi i temi che ci sono comuni e che spaziano dalla fiscalità di vantaggio alla tecnologia applicata alla professione, dalla specializzazione all’equo compenso, dalle aggregazioni alla creazione di una casa dei giovani professionisti, nell’intento di individuare ed elaborare insieme le comuni esigenze per un futuro che non potrà che essere dei giovani”.

Secondo vicepresidente dell’Asign Nicola Virgilio, “è necessario che le riforme, soprattutto nell’ambito del percorso di digitalizzazione realizzino una tangibile semplificazione nell’esercizio della nostra attività”.

Il Piano proposto dalle tre associazioni richiede: un iper-ammortamento allargato anche ai professionisti per quei “beni funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale”, previsti nella Legge di Bilancio 2017, indispensabili al funzionamento degli studi; formazione e promozione di formule di aggregazione anche interprofessionale e delle dovute agevolazioni, senza le quali non si può pensare di accrescere la competitività.

I promotori del forum ipotizzano un credito d’imposta per investimenti in strumenti tecnologici e una misura che favorisca la formazione, di facile applicazione, per permettere anche ai giovani di accedere a competenze avanzate.

Nel corso della tavola rotonda “Tecnologi, tecnocrati o liberi professionisti?” gli esperti hanno spiegato che “la gestione e l’intermediazione dei dati rendono necessarie particolari accortezze anche in termini di geo-localizzazione dei server, di clausole contrattuali in caso di violazione della privacy e continuità del servizio. È necessario prevedere, nella fase di avvio dell’adempimento, un regime premiale, flessibilità e totale e concreto azzeramento delle sanzioni per l’intero 2019”. Tra gli argomenti emersi anche la Flat tax. Che, secondo i rappresentanti di Ungdcec e Aiga, “rischia di penalizzare le aggregazioni. Avendo previsto una soglia massima di ricavi fissata a 65mila euro l’anno. Con l’espressa esclusione di associazioni, Stp e società, si potrebbero creare ostacoli sia verso la nascita e diffusione dei gruppi inter e intra professioni, che verso la possibilità di diventare soci di capitale poiché, in quest’ultimo caso, si perderebbe il vantaggio fiscale”.

Si tratta, in buona sostanza, di una sorta di “incompatibilità” poco condivisibile. Per queste ragioni, le associazioni chiedono di eliminare dall’articolo 224 del Decreto legislativo l’espressione “ovvero a società a responsabilità limitata o ad associazioni in partecipazione”, riattivando la possibilità di computare il reddito scaturente nel limite massimo dei 65mila euro”. In Italia, i liberi professionisti sono circa 20 ogni mille abitanti e il loro numero continua a crescere, tanto che è fra i più alti d’Europa. I commercialisti iscritti all’Ordine sono 22mila. Complessivamente nel nostro Paese i lavoratori della conoscenza hanno superato 1,4 milioni contro i 5,6 dell’Ue.

Secondo Ferraresi, “la situazione per chi accede alle professioni oggi è molto diversa da quella di qualche tempo fa. Nel 2019 apriremo un tavolo con i giovani professionisti per valutare molti aspetti: modalità dell’esame di abilitazione, costi elevati, digitalizzazione e altri problemi. Dobbiamo fare un investimento anche per migliorare e rendere più efficienti i tribunali, metterli in condizioni di fare videoconferenze, potenziarli e valorizzarli. Entro fine anno sbloccheremo il Decreto legislativo sul penale. Nel 2019 andremo avanti con la riforma del processo civile, ci confronteremo con tutti gli operatori”.

Siri conferma le “sinergie fra il Piano professioni 4.0 presentato dai professionisti oggi e il Piano industria 4.0. Ma ci sono difficoltà enormi a muoversi all’interno della Pubblica amministrazione. Servono strumenti legislativi, serve un cambiamento, lo vivo io stesso. La sfida deve essere la semplificazione. La manovra prevede 15 miliardi di euro di investimenti. Oggi 2 milioni di partite Iva hanno aliquota forfettaria al 15 per cento che nel 2019 varrà 2 miliardi. Ridotto l’Ires, abbiamo dato decontribuzione per i giovani disoccupati. Ammetto che non è perfetto quello che abbiamo fatto. Si può sempre fare di più e meglio”. 

Padoan sottolinea che, “dal terzo trimestre di quest’anno, per la prima volta dal 2014, abbiamo crescita negativa che speriamo non sia confermata nel prossimo trimestre, altrimenti, significherebbe recessione. La stabilità è un bene preziosissimo. È importante stare sui mercati. Mi fa piacere sentire che Siri e Ferraresi hanno detto che qualcosa che è stato fatto nel governo precedente è utile. Nella mia esperienza di dialogo con gli investitori quando chiedo perché non puntano sull’Italia per svilupparsi e crescere, la risposta è sempre la stessa: è colpa della disfunzionalità civile e amministrativa”.

Aggiornato il 14 dicembre 2018 alle ore 19:58