Grillini, saltimbanchi e teatranti

giovedì 6 dicembre 2018


Un aforisma, un commento – “Le maschere, i travestimenti e i trucchi sono da sempre i ferri del mestiere per il teatro e il cinema. Nei sistemi democratici è la stessa cosa, con la differenza che non si  paga il biglietto e spesso non ci si diverte affatto”.

Gli uomini politici, da che mondo è mondo, hanno sempre cercato di apparire, parlare e atteggiarsi in modo tale da attirare simpatia e consenso. Per farlo, è come se avessero sempre indossato una maschera, operazione per la quale, oggi, è possibile ricorrere ai cosiddetti “esperti di comunicazione” che ti insegnano non solo ad usare i termini linguistici più adatti per l’elettorato cui ti vuoi rivolgere, ma persino sui gesti che ti conviene fare o non fare e sull’abbigliamento che è preferibile per adeguarti ai gusti di massa. Solo i dittatori non sentono alcun bisogno di consulenze di questo tipo poiché, da un lato, essi non hanno bisogno di convincere gli elettori e, dall’altro, perché, per loro, la maschera è tutt’uno col volto, la portano quindi giorno e notte al punto che finiscono per credere davvero e in ogni dettaglio a ciò che dicono nei loro discorsi.

Il triumvirato Conte, Salvini, Di Maio supera ogni aspettativa e si presenta quotidianamente come una consumata compagnia teatrale: essi, infatti, non fanno altro che dichiarare che, fra di loro, c’è coesione, concordia, comunità di intenti e  persino affiatamento e stima reciproca. Pensando a quanto sostenevano l’uno dell’altro Salvini e Di Maio in campagna elettorale c’è da gridare “miracolo, miracolo!”.

In realtà, basta seguire attentamente la cronaca parlamentare e quella delle dichiarazioni ufficiali, incluse quelle dell’annaspante capocomico Conte, per capire quanto i due vicepresidenti siano distanti l’uno dall’altro, così come sia ampio il baratro fra i due elettorati.

D’altra parte, fra una manciata di settimane, in vista delle elezioni europee, i due attori dovranno gettare la maschera o, se si preferisce, deporre quella attuale e tornare ad indossare quella da leader di partito in competizione.  Allora ne sentiremo delle belle e avremo modo di apprendere, anche se ex post, a cosa e a chi Salvini e Di Maio attribuiranno i passi falsi e i fallimenti che oggi dipingono con toni rosei e  gioiosi negando persino la triste evidenza.

Sarà una nuova rappresentazione teatrale, certo, ma il copione sarà diverso e, soprattutto se Salvini avesse effettivamente intenzione di mollare tutto per puntare a Palazzo Chigi senza i grillini, forse sarà finalmente dato sapere cosa egli pensi davvero di loro oggi, quando si ritira nel proprio camerino dopo l’ennesima, ormai trita e ritrita replica su un palcoscenico in cui non è primo e unico attore come ovviamente vorrebbe.

Il punto è: cosa dirà la critica, cioè gli elettori, di questa compagnia di giro che, con o senza esperti suggeritori, sta inondandoci di monologhi a non finire, proclami e messaggi epocali nei quali l’attuale copione, (leggi: il “Contratto”) cede il posto all’improvvisazione teatrale più sfacciata ?


di Massimo Negrotti