Mattarella: “Sì al pluralismo dell’informazione”

martedì 4 dicembre 2018


“Il pluralismo informativo è un valore fondamentale per ogni democrazia, che va difeso e concretamente attuato e sostenuto”. È il messaggio che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella invia ai giornalisti parlamentari che, con un convegno di storici e direttori nella Sala della Lupa di Montecitorio alla presenza del presidente della Camera Roberto Fico, celebrano il 100/mo anniversario della fondazione dell’Associazione stampa parlamentare. Cento anni in cui i cronisti hanno avuto e hanno, sottolinea Roberto Fico, “una centralità nel racconto dell’Italia dei suoi cambiamenti ed evoluzioni, così come delle sfide che ha affrontato”.

Un lavoro “prezioso e insostituibile”, quello dei giornalisti parlamentari per la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, secondo cui i 100 anni dell’Asp “celebrano un fondamento della vita di questa nostra democrazia, un’eredità che deve essere tutelata e tramandata”. E insieme alla rievocazione storica di 100 anni di racconto della vita dell’Istituzione parlamentare, il convegno di Montecitorio è caratterizzato da un dibattito sulla crisi dell’editoria, e diventa palcoscenico di un botta e risposta tra i giornalisti parlamentari ed il governo sui contributi ad un settore che è in crisi evidente ed ha bisogno di un sostegno pubblico per andare avanti. Il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano sottolinea al proposito che “è possibile tutelare indipendenza, libertà e pluralismo dell’informazione anche con appositi stanziamenti di fronte a ricorrenti tentazioni di occupazione e di compressione degli spazi di libertà”.

Non sono mancate le critiche al governo ed al Movimento Cinque Stelle. E il segretario dell’Asp Adalberto Signore va giù duro: “I politici hanno la facoltà di scegliere gli strumenti con cui comunicare, ma quando i giornalisti sono convocati per una conferenza stampa del Governo non è possibile che non abbiano la possibilità di fare domande”, dice sostenendo che alcune dichiarazioni di membri del governo sui tagli dei fondi per l’Editoria, possono essere interpretate quasi come “ritorsioni” contro la stampa troppo aggressiva verso il potere.

Ma il sottosegretario all’Editoria Vito Crimi non ci sta. “Ero venuto con le migliori intenzioni, vado via con le peggiori”, sbotta, aggiungendo: “ho sentito solo parole di accuse di illiberalità, accuse velate di fascismo al governo di cui faccio parte”. E puntualizzando che “da parte del Governo “non c’è nessun attacco al pluralismo dell’informazione”, Crimi ribadisce che “se lo Stato interviene nel settore, deve farlo intervenendo sul sistema e non sui singoli editori. I contributi non hanno nulla a che fare con il pluralismo, chi li prende fa concorrenza a chi, invece, non li prende. ‘Libero’ riceve 5 milioni, altri come ‘Repubblica’ e ‘La Stampa’ invece no. Un contributo diretto a Libero si può giustificare come difesa del pluralismo?”. Alla fine, il decano dei giornalisti parlamentari riporta tutti alla storia, anche dolorosa, di questi cento anni.

Il 92enne Pasquale Laurito ricorda Emilio Frattarelli: “Giovanissimo tentò di entrare con la sua paglietta a Montecitorio per parlare non del Palazzo ma dei dibattiti. Venne picchiato”.


di Redazione