Piazzata mediatica

Piove, maledetti media! Se tutto va male, allora la colpa è degli scriba. Quelli, per intenderci, che fanno giornalismo asservito, partigiano e puttanesco (nel senso dei pennivendoli) contro chi vorrebbe cambiare l’Italia salvandola dai suoi mali atavici. Eppure, i conti non tornano. A uno sterminato lumpenproletariat di pubblicisti male in arnese, che si fanno una guerra spietata tra di loro per pochi euro a pezzo, si contrappone un ristrettissimo Gotha di professionisti che pubblica sulle prime pagine dei grandi quotidiani e che, quindi, svolge effettivamente funzioni di opinion-maker per la (fin troppo) ristretta cerchia dei lettori di giornali. La gran parte dell’informazione di regime però si fa in discutibili talk-show televisivi, controbilanciata da una sterminata produzione artigianale priva di contraddittorio che passa attraverso la Rete, con decine di milioni di opinionisti fai-da-te che frequentano a tempo pieno i social network. Lì, al di fuori di ogni controllo (tranne, forse, che per arginare gli odiatori seriali di professione e una ristrettissima tipologia di fake-news), si produce tutta la pseudo informazione faziosa che condiziona di fatto l’opinione pubblica del Paese.

Internet è il luogo privilegiato in cui si svolge l’immenso lavorio degli opinionisti da caffè del bar dello sport, che si riconoscono in non poca parte nel Movimento di Grillo e Casaleggio. E non andate lì nelle loro tane mediatiche a cercare un sano confronto. Per esempio, se leggete quello che scrivono sui social gli amministratori locali di Roma in merito a strisce blu a pagamento anche per i residenti e le strategie stellate per la mobilità, troverete il tutto sideralmente distante dall’esperienza quotidiana dei cittadini romani. Da chi si muove esclusivamente con i mezzi pubblici (e parliamo di qualche milione di persone ogni giorno!) proviene un immane grido di dolore in qualità di cittadini-utenti resi martiri ordinari a causa di una città che esplode per il cronico, disastroso disservizio dei servizi pubblici essenziali di Roma capitale acefala. Va a finire che, per contrappeso, si andranno a creare altrettante Piazzale Loreto mediatiche di ex tifosi dell’attuale amministrazione capitolina tali da costringere alla resa i loro terrorizzati portavoce, consiglieri comunali e assessori. Sul piano più generale, fatti e numeri hanno la testa dura. Anzi, durissima. E se la Famiglia Italia ha il salvadanaio vuoto e i cassetti pieni di cambiali da pagare in tempi brevi ai creditori internazionali, allora non servirà a nulla questa ricerca frenetica degli untori mediatici.

Parliamoci chiaro: a parte il contagio della peste dell’indebitamento allegro, ma se voi foste nei panni dei cittadini Ue dell’Europa del Nord, del Gruppo Visegrád e di quello germanico vi fareste carico di sostenere finanziariamente un Paese che disinveste sulla crescita e opta per l’assistenzialismo di massa, anziché defiscalizzare il lavoro e l’investimento delle imprese in modo da produrre più occupazione vera e ridurre l’indebitamento pubblico? Cioè: gettereste i vostri soldi nella fornace Italia? No che non lo fareste. L’ideologia popolar sovranista è certo una bellissima cosa, ma i soldi lo sono molto di più. Se la crescita dello spread e il livello di disinvestimento internazionale nei titoli del nostro debito pubblico dovessero creare una crisi di sistema nel credito interno italiano, mettendo in ginocchio cittadini e imprese, credete davvero che ci salveranno i fondi di solidarietà europei che, per loro statuto, esigerebbero da noi lacrime e sangue e forti riduzioni nella spesa pubblica per poter essere concessi? Ci salverà Matteo Salvini? No, direi che ci salveremo da soli, dato che le elezioni anticipate sono dietro l’angolo.

Aggiornato il 16 novembre 2018 alle ore 11:29