Vedo gente, faccio cose

Nel corso dell’intervista-fiume rilasciata da Luigi Di Maio a un compiacente Massimo Giletti nel suo talk-show domenicale, alla domanda su quanto realizzato dal Governo giallo-verde, il vicepremier pentastellato ha sostanzialmente ricalcato la famosa frase cult del cinema morettiano: “Mah, te l’ho detto: giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose”.

E al pari dell’inconcludente e vacuo personaggio portato sulle schermo dal celebre regista romano, il capo politico dei grillini ha riempito di chiacchiere senza sostanza la sua elencazione di miracoli a Cinque Stelle. Evitando di citare il catastrofico Decreto dignità, il quale sembra essere stato derubricato dalla propaganda dell’ex steward dello stadio San Paolo, e al netto delle misure ancora nel regno delle promesse, Di Maio ha citato tre provvedimenti che certamente metteranno il turbo all’economia del Paese, rilanciando la depressa propensione degli italiani a spendere e a investire: l’abolizione dei vitalizi ai parlamentari non più in attività, la rottamazione dell’”Air force Renzi” e il taglio delle scorte inutili.

In pratica, un risparmio di qualche briciola all’interno del colossale bilancio pubblico che, tuttavia, per il genio di Pomigliano d’Arco rappresenta un valore di grande giustizia sociale. A parere di noi malpensanti, invece, tutto questo costituisce un vergognoso tentativo di nascondere alla massa di ingenui e di sprovveduti, che ancora credono alle balle spaziali di questi scappati di casa, il fallimento di una linea di governo a dir poco avventata, la quale sta trascinando nel baratro un sistema già da tempo piuttosto traballante.

Il problema grosso è che quando questi ultimi si accorgeranno di aver mandato nella stanza dei bottoni una schiatta di cantastorie senza arte né parte, i quali pensano di amministrare la terza economia europea solo con le chiacchiere e la propaganda, sarà probabilmente troppo tardi.

Aggiornato il 12 novembre 2018 alle ore 11:01