L’Ulisse di Savona

“Agente doppio Paolo Savona? Presente!”. L’attuale ministro degli Affari europei ha giocato in proprio e in solitario (anche perché nessuno sarebbe stato in grado di seguirlo) una partita raffinatissima, che ne fa il geniale ideatore della Costellazione del Cigno Nero. Ma andiamo con ordine.

Tutti sanno e hanno visto il suo benservito da parte del Capo dello Stato che, all’atto della presentazione della lista dei ministri del primo Governo Conte, lo depennò dal posto in prima fila di ministro dell’Economia, poi affidato a un tecnico in scala minore come Giovanni Tria (tra l’altro promosso da professore a ministro su indicazione, pare, del nostro Machiavelli) a causa delle sue clamorose prese di posizioni pubbliche a proposito di “Piano B” e dell’uscita dell’Italia dall’Euro. Da non crederci: Savona è stato il più stretto collaboratore di Carlo Azeglio Ciampi nella costruzione e ideazione dei Trattati di Maastricht e della Moneta Unica e, quindi, veniva assai spontaneo il dubbio che il padre della “creatura” (oggi, invero, degna di eutanasia in quanto affetta da grave zoppia e disturbo della vista a medio-lungo raggio) avrebbe mai avuto il coraggio di sopprimerla, rivendicando addirittura pubblicamente la responsabilità di quell’assai maturo infanticidio.

Come in tutte le operazioni di intelligence dai molteplici fini e finalità, Savona si è fatto ripudiare nel ruolo chiave di governo, per avere le mani molto più libere di ministro senza portafogli che, però, se ne può andare in giro per l’Europa parlando a quattr’occhi con il suo allievo Mario Draghi e con i mammasantissima responsabili del bilancio europeo, che danno i voti all’Italia. Oggi, per accreditarsi con i suoi nuovi referenti politici, Paolo il Magnifico tuona (giustamente!) contro il dominio germanico fondato sull’austerity e sui conti in ordine, e contro l’Euro che si è rivelato un disastro per le economie più deboli come quelle mediterranee. Ci si chiede, quindi: in che campo milita effettivamente Paolo Savona? Indubbiamente, sempre in quello dei “Poteri forti”. Vediamo da vicino l’Ulisse che è in lui, costruttore del Cavallo di Troia destinato a ingannare il populismo stellato. Perché se io faccio credere ai vincitori dell’ordalia elettorale del 4 marzo di stare dalla loro parte contro l’establishment d’Europa (quindi, praticamente contro me stesso), allora posso facilmente indurli in tentazione affinché facciano esattamente la mossa sbagliata.

Ovvero, quella di attivare un mare di deficit spending assistenziale che li porterà a sicura rovina per rischio imminente di default. Quindi, la vittima sacrificale del nostro Ulisse è il proconsole Luigi Di Maio che utilizza a sproposito la Rupe Tarpea per far fuori gli odiatissimi alti burocrati nostrani e di Bruxelles (sodali e amici dello stesso Savona). Ma, se lui e le sue Stelle cadono precipitevolissimamente ne resta in vita solo uno: Matteo Salvini e la Lega. Cioè i suoi veri sponsor, coloro che intendono riformare la Ue e i suoi Trattati “esattamente” come vuole Savona. Facendo, ad esempio e giustamente, della Banca centrale europea un “Lender of last resort” al pari di qualsivoglia Banca centrale, con l’emissione degli Eurobond. Quindi la Lega e Steve Bannon agiscono come un ariete per espugnare il fortino tedesco e dare una ripassatina alla già tramontata grandeur francese e al suo “tenorino”, che nessuno prende veramente in considerazione nemmeno in patria.

Così, le elezioni europee di maggio 2019 saranno in realtà le Idi di Marzo per il Cesare che sta a Bruxelles e il nostro Capitan Salvini sarà incoronato un assai provvisorio Cesare Augusto, fintanto che “Paolo il Sapiente” non avrà sfoderato il suo vero asso (Draghi) nella manica!

Aggiornato il 15 ottobre 2018 alle ore 11:05