Lo stereotipo per stare meglio

Un aforisma, un commento – “L’opinione pubblica è come la piazza dei paesi italiani: un luogo comune”.

Oltre che per il suo contributo alla cultura liberale, Walter Lippmann deve essere ricordato per la sua introduzione del termine “stereotipo” nello studio dell’opinione pubblica. Uno stereotipo non è necessariamente una visione errata della realtà, ma è sicuramente una sua semplificazione. È grazie agli stereotipi che riusciamo, come si dice, a “farci un’idea” o un’immagine dello stato delle cose e a ridurre a nostro uso e consumo anche i fenomeni più complessi. In ambito politico si tratta di un fatto acquisito che, nel suo insieme, costituisce la cosiddetta opinione pubblica o, per meglio dire, le opinioni pubbliche. Nella grande confusione che caratterizza il momento politico attuale in Italia, per esempio, sussistono numerose aree di pensiero stereotipato che talora si scontrano, oppure si sovrappongono, in qualche caso si sommano e poi si frammentano.

Eccone un breve elenco.

“La manovra è espansiva”. Chi lo sostiene crede che “espansione” significhi maggiore benessere immediato per tutti, per cui il “reddito di cittadinanza” costituirebbe, simultaneamente e miracolosamente, premessa e risultato dell’espansione. Il fatto che sia realizzata con un nuovo e sostanzioso deficit viene percepito come una banale questione da ragionieri e parrucconi.

“L’Europa è causa della nostra situazione critica”. Questa posizione proviene dall’accumulo di rancore nei confronti di Paesi che, a differenza dell’Italia, hanno saputo meglio gestire il loro debito pubblico e in generale la propria economia. Il fatto che gli italiani abbiano vissuto per anni al di sopra delle proprie possibilità e che ora, se vogliono rimanere fra i Paesi più avanzati, devono pagare il conto, viene del tutto ignorato o rimosso dalla coscienza.

“Si stava meglio prima dell’Euro”. Ovvio. Spendere fin che gli altri ci fanno credito è facile. Ma che si tratti di una illusione destinata a crollare non lo capisce solo chi non sa fare due più due.

“Lo spread va male per colpa degli speculatori”. Qui si intravede l’ombra cupa di uomini perversi che, muovendosi nel buio, mettono le mani sulla nostra ricchezza. Di conseguenza, si impreca contro questa categoria di malvagi. I quali, però, sono individui o organizzazioni che liberamente comprano quando gli altri liberamente vendono e senza i quali i nostri titoli di Stato sarebbero carta straccia. In altre parole, il giorno in cui gli speculatori dovessero smettere di comprare, non sarebbe un sollievo, ma una catastrofe generale. Comunque essi esistono e non si capisce perché non se ne tenga conto quando si programmano decisioni che appesantiscono la nostra contabilità nazionale.

“Il Governo attuale è stato scelto dal popolo”. In realtà il popolo elettore ha assegnato ai 5 Stelle il 32% e alla Lega il 17 per cento. Inoltre, si trascura completamente la distanza galattica fra i programmi dei due partiti, il cui “contratto” ha ovviamente generato il caos che stiamo vivendo. Lo stereotipo sarebbe meno grossolano se affermasse che il Governo attuale è stato scelto, come è stato, da Salvini e Di Maio, che ora cercano di tenersi ben stretto il potere che ne deriva come hanno sempre fatto e faranno gli uomini politici, con o senza l’ipocrisia del “cambiamento”.

“Ci voleva una scossa contro l’establishment”. Definito anche come l’insieme dei “poteri forti”, l’establishment è immaginato come un gruppo di persone in carne ed ossa, italiane ed europee, che, per mantenere il proprio potere, sottomettono il popolo ad angherie e privazioni di ogni genere. Esso è dunque il mostro dal quale il popolo deve difendersi. Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono gli eroi che ci salveranno da questi nemici interni e, insieme, dai nemici esterni di Bruxelles. Il tutto usando, ormai da mesi, il futuro: faremo, cambieremo, elimineremo, modificheremo, in una perenne campagna elettorale.

“L’opposizione non c’è”. Non è chiaro perché molti commentatori insistano su questo modo di vedere. L’opposizione c’è, ma è evidente che, se i mass media, sensibili ai sondaggi e allo spettacolo quotidiano fatto di parole e invettive di Salvini e Di Maio e non sulle dichiarazioni, le proposte di legge o gli emendamenti presentati dalle opposizioni, il risultato è che il Governo sembra senza contestazione. Quando era Silvio Berlusconi a dominare la scena si gridava al monopolio televisivo e si paventava la fine della democrazia. Ora, invece, se le opposizioni perdono consensi pare sia solo colpa loro.

“La flat tax ridarà slancio all’economia”. Pronunciata di volta in volta “flet tax”, oppure “flat tex” e persino “flet tex” mentre in inglese suona proprio come è scritta, la flat tax è vista unicamente come liberazione dal giogo fiscale. Ciò è ovviamente vero per definizione e, se ben studiata, potrebbe essere un fatto positivo, ma dicendo chiaramente agli italiani che comporta un rischio elevato e un periodo di grande turbolenza finanziaria nell’immediato. Non sarebbe, insomma, un fatto meramente liberatorio bensì una scommessa che, per essere vinta, richiederebbe grande determinazione da parte di tutti. D’altra parte il verbo al condizionale è d’obbligo, dato che non si vede come possa essere realizzata se non come mero evento simbolico ininfluente. Eppure, i conti potevano essere fatti anche quando la si agitava come “cosa fatta” nella propaganda elettorale.

“Le ideologie sono finite”, Questo è lo stereotipo più gradito a chi vuole assumere una posa intellettuale e politologica ma è decisamente ingannevole e infondato. Le ideologie classiche non sono affatto scomparse ma vivono al di sotto della coltre di emergenze che stiamo vivendo in tutta Europa, che inducono atteggiamenti generali di angoscia. D’altra parte, proprio queste emergenze, economia e migrazioni in testa, stanno portando alla luce i caratteri tipici e intramontabili delle idee di destra e di sinistra. L’attuale populismo, di destra e di sinistra, è un fatto transitorio, pericoloso e per certi versi assurdo, ma destinato, come in passato, a lasciare il posto a conservatori e progressisti. Come sempre.

L’elenco potrebbe continuare a lungo. In fondo, è di queste cose che vive, e talvolta muore, la democrazia. Peccato che, su ogni tema, manchi la voce di persone davvero autorevoli e degne di stima generale che riescano a chiarire i contorni più razionali dei problemi e delle soluzioni. La loro assenza lascia purtroppo spazio ad una serie infinita di personaggi che, nella maggioranza dei casi, si presentano effettivamente come post-ideologici, ma solo perché ambiscono unicamente a divenire opinion leader di questa o quell’area di stereotipi, per il solo gusto di apparire e di avere successo. Come piazzisti qualsiasi.

Aggiornato il 15 ottobre 2018 alle ore 11:46