Vilipendio: Bonafede, ok a procedere per Grillo e Salvini

mercoledì 10 ottobre 2018


Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede firma 9 richieste di autorizzazione a procedere e non fa sconti né a Beppe Grillo né a Matteo Salvini. Ci sono infatti anche i loro nomi tra quelli per cui il Guardasigilli ha dato l’ok, annunciando poi la decisione via Facebook “per evitare ogni forma di strumentalizzazione o illazione”. Diverse procure avevano chiesto al Guardasigilli di poter avviare alcuni procedimenti per i reati di vilipendio e offesa al presidente della Repubblica: la legge prevede infatti che il ministro della Giustizia dia l’autorizzazione per questo tipo di reati. Eppure questi fascicoli stavano lì da tempo.

“Mi chiedo come mai - sottolinea Bonafede - fossero stati lasciati lì a prendere polvere o a dormire in segreteria dopo che era stato negato il consenso”. Il ministro ha deciso di toglierli dai cassetti, come segnale del “cambiamento” e specifica: “Ovviamente non ho fatto alcuna distinzione e ho firmato tutte le richieste”, perché “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, nessuno deve godere di privilegi”.

Le parole incriminate di Beppe Grillo riguardano l’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e risalgono al dicembre 2014. Il fondatore dei Cinquestelle stava per incontrare la stampa estera per promuovere la raccolta di firme del Movimento sulla consultazione contro l’euro e sparò a zero sul Capo dello Stato: “Napolitano non dovrebbe dimettersi ma costituirsi: è responsabile di aver firmato qualsiasi cosa”. Napolitano è stato il bersaglio anche di Sibilia, che in un tweet dell’ottobre 2014 lo attaccava prendendo spunto dalla vicenda della trattativa Stato-mafia: in quei giorni era sorta una polemica sulla decisione di escludere Riina e Bagarella dalla partecipazione in video conferenza alla testimonianza del Capo dello Stato sulla presunta trattativa, e Sibilia twittò: “Perché secondo voi impediscono agli scagnozzi Riina e Bagarella di vedere il boss?”.

La vicenda relativa a Salvini riguarda invece le dichiarazioni che l’attuale ministro dell’Interno, allora solo leader della Lega, fece il 14 febbraio 2016, quando durante un intervento a Collegno, al congresso del Carroccio piemontese, usò l’espressione “magistratura schifezza”, che gli è valsa un’indagine da parte della procura di Torino. Più recente la questione che ha coinvolto Vittorio Di Battista, che in un post del 23 maggio scorso su Facebook consigliava al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di andare a rileggersi le vicende della Bastiglia e poi scriveva: “Quando il Popolo di Parigi assaltò e distrusse quel gran palazzone, simbolo della perfidia del potere, rimasero gli enormi cumoli di macerie che, vendute successivamente, arricchirono un mastro di provincia. Ecco, il Quirinale è più di una Bastiglia, ha quadri, arazzi, tappeti e statue”.

A settembre esponenti Pd avevano attaccato Bonafede dicendo che stata bloccando questa autorizzazione a procedere. Ieri è arrivata, insieme a altre otto.


di Redazione