Quel gran deficit di Di Maio

Com’era quella storia dei parrucconi della Casta maiala che hanno penalizzato le nuove generazioni a colpi di debito pubblico scaricando il peso delle loro ruberie sui giovani?

Ma non si doveva decrescere felicemente e nel frattempo – dal vangelo secondo la Gabanelli – tagliare tutti gli sprechi che questi disonesti hanno messo in campo per lucrare nella confusione?

L’onestà andrà di moda, dicevano i cinquestelle, mentre nel frattempo cianciavano della miriade di cose possibili da mettere in campo grazie a una spesa pubblica che va compressa per ridurre il disavanzo e riallocata per efficientare la macchina dello Stato. Perché loro sono giovani e non accettano la vecchia concezione di finanziare le promesse elettorali a colpi di debito perché ci vuole responsabilità, perbacco.

Siccome sono tutti creativi con le finanziarie degli altri, ecco che – una volta entrati nel vivo del Documento di Economia e Finanza – l’innovatore, il capo politico di quei ragazzi straordinari addiviene a più miti consigli e, oltre all’inflessione, si mette a parlare come Ciriaco De Mita: “Non possiamo aspettare due-tre anni per rispettare le promesse” fatte agli elettori, ha affermato il vicepremier nel corso della missione in Cina. Si deve attingere “a un po’ di deficit per poi far rientrare il debito l’anno dopo o tra due anni, tenendo i conti in ordine senza voler fare alcuna manovra distruttiva dell’economia”. “Quello che vogliamo mettere al centro – ha aggiunto – non è rassicurare i mercati ma migliorare la qualità della vita dei cittadini. Per questo ci siamo candidati e ci hanno eletto”.

Come cambiano le cose: una volta gli altri “erano morti e non lo sapevano”, “avevano ipotecato il futuro dei giovani accumulando un debito mostruoso”, mentre adesso si può attingere a una puntina di deficit prendendolo in prestito per poi restituirlo educatamente dicendo anche un bel grazie come ci ha insegnato mamma. Ma com’è gentile il vicepremier che attinge con grazia quanto basta mentre gli altri depredavano come delle bestie feroci che non avevano idee. Ma com’è parco e modesto il ministro webmaster che prende con parsimonia senza scassare i conti e con spartana disciplina promette di rifondere immediatamente come se gli altri non avessero fatto debito pubblico spergiurando di rientrare in un batter d’occhio. Gli altri erano un branco di avidi incapaci dilapidatori di patrimoni da cacciare a pedate nel sedere mentre Giggino ’o pentastar preleva con mestizia per restituire senza clamore in un paio d’anni con delicata onestà.

La Casta prendeva a martellate il bilancio dello Stato mentre lui lo accarezza giusto un po'.

Aggiornato il 20 settembre 2018 alle ore 12:22