Tiro al bersaglio

Che piaccia o no, Matteo Salvini deve difendersi da tutti, dall’Europa, dagli ipocriti e dalla stessa maggioranza di governo. Trascurando i “cafoni Ue”, cui si è aggiunto l’insignificante Jean Asselborn, ministro di un Paese noto quasi esclusivamente per essere un ricettacolo di troppi depositi loschi, tutto il resto preoccupa.

Preoccupa il coro dell’informazione accanitamente contro, quello dei sindacati, dei professori, quello dei magistrati, che insistono con interferenze non richieste sui lavori del Parlamento. Sia chiaro, la preoccupazione di cui parliamo è dovuta al pessimo concetto di democrazia che regolarmente si manifesta nel mondo radical chic, di sinistra, cattocomunista, quando qualcuno non è allineato al pensiero unico.

Ecco perché contro Salvini sono scattate, con metodi, quelli sì un po’ fascisti, accuse di ogni tipo e genere su ogni cosa che dice e che fa. In queste ore, infatti, si è aperto un nuovo fronte sulla legge per la legittima difesa in discussione alle camere; per i magistrati non va bene, dunque bisogna fermarsi e sospenderne l’approvazione.

Bene, anzi male, che si tratti d’interferenza indebita coi lavori del Parlamento è ovvio, eppure dalle parti della sinistra guai a dirlo perché per loro è solo un contributo alla riflessione da parte di chi conosca la materia. Ed è proprio su questo che viene il dubbio e casca l’asino, perché la domanda nasce spontanea, se la critica e l’invito a non procedere sulla legge fosse arrivato dai vertici della polizia? Oppure dal comando dei carabinieri? Come da altre forze dell’ordine, cosa avrebbero detto a sinistra? Apriti cielo, sarebbe scoppiato il putiferio, qualcuno avrebbe addirittura parlato di insubordinazione, eppure sulla legittima difesa e sui reati collegati, le forze dell’ordine ne sanno eccome.

Ecco perché diciamo che i magistrati devono restare nei loro ambiti, troppe volte tendono ad uscirne con interventi non richiesti, spettacolarizzazioni, interviste e reprimende sull’operato delle camere. Come se non bastasse non si capisce la posizione del ministro Alfonso Bonafede sul caso specifico, perché critica le rimostranze del vicepremier bollandole come atteggiamento da vecchia Repubblica. Bene, anzi male, Caro Bonafede, vuole spiegarci in che modo nasca una nuova Repubblica? E quando sarebbe nata quella nuova? C’è stata forse una riscrittura della Costituzione?

Ovviamente no caro ministro, dunque sorvoli sul numero delle Repubbliche e pensi, magari, che una riforma della giustizi, potrebbe sì cambiare le cose e far nascere un modello migliore di ordinamento giudiziario. Insomma, non è Matteo Salvini il problema, e insistere nel metterlo in croce “a prescindere” è un gioco politicamente scellerato e socialmente rischioso, ma a sinistra purtroppo si perde il pelo ma non il vizio.

Aggiornato il 17 settembre 2018 alle ore 13:16