Tria messo alle strette e un generale all’Agenzia entrate

giovedì 9 agosto 2018


Avanti su flat tax e “a gonfie vele” sul reddito di cittadinanza. Stop a ogni ipotesi di aumento dell’Iva per finanziare la manovra e un forte pressing per cambiare la Legge Fornero.

Sono i pesanti “compiti per le vacanze” che Luigi Di Maio e Matteo Salvini consegnano al ministro dell’Economia Giovanni Tria, nel vertice a Palazzo Chigi sulla prossima manovra. Mentre prosegue lo spoil system giallo-verde, con cambi di peso al vertice dell’Agenzia delle entrate, dell’Agenzia delle Dogane e del Demanio. Nell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa agostana, arriva la decisione di sostituire Ernesto Maria Ruffini, che fu scelto da Renzi, nel ruolo di Mr. Fisco. Al suo posto i pentaleghisti scelgono per la prima volta nella storia dell’Agenzia delle entrate, un generale della Guardia di Finanza, Antonino Maggiore: nome su cui si sarebbe trovata una forte convergenza tra i due ‘azionisti’ di governo. “E’ un nome di garanzia, di grande esperienza e di onestà, che mi riempie di orgoglio”, rivendica Di Maio. “Lavorerà nell’interesse dei cittadini onesti e sarà nemico dei grandi evasori”. All’Agenzia delle Dogane arriva Benedetto Mineo, che fu ad di Equitalia prima di Ruffini.

All’Agenzia del Demanio il governo indica il prefetto Riccardo Carpino. In quei due ruoli centrali per funzioni come il “controllo dei porti” e la “lotta al gioco d’azzardo”, sottolinea ancora Di Maio, prima c’erano “un ex sindaco del Pd e un ex parlamentare del Pd”. Rinviato a settembre il nodo della presidenza Rai (ma sia il premier Conte che Di Maio difendono il nome di Marcello Foa, su cui Salvini tiene il punto), il governo mette così mano ad altri tre avvicendamenti pesanti nella macchina dello Stato, in ruoli cruciali anche per interventi come la “pace fiscale” fortemente voluta dalla Lega. Ed è sulla prossima manovra che sono adesso concentrate tutte le energie dell’esecutivo. In serata, un’ora prima del Cdm, Conte riunisce a Palazzo Chigi nel secondo vertice preparatorio della legge di bilancio Tria, Di Maio, Salvini (la sua presenza non era attesa), il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti ma anche i ministri Paolo Savona, Barbara Lezzi, Erika Stefani. Al centro del vertice ci sono le coperture che è necessario trovare per avviare i due interventi chiave del contratto giallo-verde: la flat tax e il reddito di cittadinanza. Data la scarsità dei margini di manovra non si può escludere, spiegano fonti di governo a poche ore dal vertice, un aumento selettivo dell’Iva per abbassare le imposte dirette. Ma l’ipotesi sarebbe indigesta agli elettorati di M5s e Lega. E così sia fonti leghiste - ma Salvini sceglie di non dichiarare - che Di Maio, al termine del vertice di governo escludono seccamente ogni aumento: “L’Iva non deve aumentare e non aumenterà”, è lapidario il leader M5s. Che sfida l’Unione europea: la legge di bilancio, afferma, sarà varata “nell’ambito dei vincoli di bilancio ma consapevoli che quei vincoli vanno cambiati”. Al ministro Tria, Conte e i vicepremier consegnano un compito improbo, trovare risorse per avviare non solo flat tax e reddito di cittadinanza ma anche per modificare la legge Fornero sulle pensioni (“Mi auguro che sia in manovra”, dice Di Maio). Si interverrà sulle tax expediture, le spese dei ministeri e risorse arriveranno anche sulla pace fiscale. Ma difficilmente questa misure da sole basteranno, perciò sulla Fornero c’è molto scetticismo nel governo: più facile intervenire sulle pensioni con quota 100. Ma sul punto la Lega insiste: avanti sulla Fornero, è la linea al termine del vertice agostano. Il confronto con gli altri ministri - affermano i leghisti - è stato positivo e si è svolto in un clima di concordia, che rende l’Esecutivo pronto alla sfida della legge di bilancio. Ma la partita è alle prime battute: a settembre i nodi rischiano di venire al pettine.


di Redazione