Cento proclami, zero provvedimenti

Quello di Giuseppe Conte sembra essere più un “Governo ombra” che l’Esecutivo del Paese nel pieno dei poteri.

In questi giorni infatti, anziché i provvedimenti promessi e garantiti, abbiamo continuato a sentire e a leggere proclami da campagna elettorale. È incredibile insomma che il Premier Conte non abbia convocato un Consiglio dei ministri per emanare, uno che fosse uno degli interventi sbandierati ovunque. Se la memoria non ci inganna, una cosa del genere non era mai accaduta nemmeno nei governi cosiddetti balneari della vituperata Prima Repubblica.

Come se non bastasse, nella girandola degli annunci che i ministri vanno regalando ai media, si capiscono tante delle contraddizioni interne all’Esecutivo. Lo stesso ministro Giovanni Tria, domenica scorsa sul Corriere della Sera, ha fatto intendere che non solo è ancora tutto in alto mare, ma che su molte cose non la pensa come il “contratto”.

Insomma non è chiaro niente, nulla sulla flat tax, sulla pace fiscale, sull’abolizione della Legge Fornero, ma soprattutto non si sa cosa farà il Governo per trovare i 15 miliardi di euro necessari a sterilizzare l’aumento dell’Iva. Tutto ciò non solo è grave, molto grave, ma certamente non favorisce la fiducia dei mercati, degli investitori; non spinge la gente alla tranquillità.

Inoltre Luigi Di Maio, che più parla e più fa gaffe, si sgola per allontanare nel tempo l’attuazione dei provvedimenti attesi. Il vicepremier, infatti, insiste nel parlare di interventi nel breve, medio e lungo periodo, dimostrando così sia l’incertezza e sia “l’ignoranza” in materia di significato dei tempi in economia. Ecco perché lo spread si mantiene alto e la volatilità resta su livelli molto elevati, così come la gente rimane appesa al dubbio del come e quando sarà ripagata della fiducia elettorale espressa col voto del 4 marzo scorso.

Per farla breve l’Esecutivo, la maggioranza, l’alleanza pentaleghista è in alto mare e alla prova dei fatti non sa che pesci prendere per trovare le risorse necessarie a mantenere le promesse faraoniche. Corre il dubbio, insomma, che alla fine venga partorito il cosiddetto topolino, a conferma di quanto sia stata una sciocchezza una alleanza fra movimenti antagonisti da sempre. Staremo a vedere, di certo se il buongiorno si vede dal mattino per il momento è ancora buio pesto.

Aggiornato il 12 giugno 2018 alle ore 12:47