Lega-5 Stelle, chiuso il contratto di governo

giovedì 17 maggio 2018


Sembra aprirsi uno spiraglio di concreto accordo. Il contratto di governo c’è, manca solo il nome del presidente del Consiglio. Di nomi ne sono circolati molti. Ma è sui punti dell’intesa che si concentrano i più attenti. Su quale figura ricadrà la scelta finale, inciderà anche il compromesso che capo politico e segretario federale adotteranno su alcuni temi rimasti ancora aperti del contratto.

Finora il compromesso è stato raggiunto, su euro (niente uscita né referendum, la linea sulla moneta unica sarà decisa di volta in volta con i partner europei), reddito di cittadinanza, flat tax, taglio drastico dei costi della politica con annessa riduzione del numero dei parlamentari e obbligatorietà dei vaccini. Resta da definire la linea sulla Ue, un punto dirimente, soprattutto per la Lega. Soprattutto dopo che alla diffusione delle prime bozze del programma di governo, dai mercati sono arrivati segnali negativi.

Lo spread è salito sopra quota 150 e la borsa ha perso il 2,3%. Finora sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio mostrano tranquillità rispetto alle turbolenze della finanza internazionale, ma è chiaro a entrambi che se un esecutivo deve partire i tempi devono essere necessariamente brevi.

Per quanto riguarda i nomi, nei corridoi dei palazzi della politica ne circolano molti. Però, a taccuini chiusi, da diverse fonti di area M5S è trapelata una voce su un metodo condiviso dai due protagonisti della fase politica attuale. In sostanza, la base di questo accordo prevederebbe che se a capo del governo andasse Di Maio, allora la squadra di governo sarebbe di 20 ministri e le deleghe di peso (Interno, Difesa, Lavoro, Economia) andrebbero alla Lega.

Se, invece, a Palazzo Chigi sedesse un esponente del Carroccio (la figura individuata sarebbe quella di Giancarlo Giorgetti, fedelissimo di Salvini), i contrappesi sarebbero tutti in favore del Movimento, che potrebbero a casa anche un numero maggiore di dicasteri. Resta però in piedi anche l’ipotesi neutrale, con un terzo uomo gradito a entrambi gli azionisti del nuovo esecutivo. In questo caso Di Maio e Salvini entrerebbero nella partita per dare un valore politico alto alla squadra.


di Redazione