L’accusa rinuncia al ricorso, Cav candidabile

La Procura generale di Milano annuncia ufficialmente la sua decisione di non presentare ricorso contro la riabilitazione del Cavaliere, disposta venerdì scorso dal tribunale di Sorveglianza del capoluogo lombardo. La riabilitazione diventa così definitiva.

La vecchia condanna di Silvio Berlusconi viene cancellata. E con essa svanisce l’incandidabilità che ne era la conseguenza. Sul nodo cruciale, ovvero l’esistenza di altri processi in corso contro il leader di Forza Italia connessi al caso Ruby, i giudici - applicando i criteri della Cassazione – hanno stabilito che eventuali carichi pendenti non escludono la buona condotta, grazie al principio di non colpevolezza garantito dalla Costituzione.

Il capo della Procura generale, Roberto Alfonso, ha letto le motivazioni, ha analizzato un po’ di giurisprudenza, e ha concluso: la riabilitazione di Berlusconi “non ha vizi di legittimità”, ovvero è conforme alla legge, “è un diritto che spetta al condannato qualora tutti i requisiti siano rispettati e in questo caso lo sono”.

Senza attendere la scadenza dei quindici giorni di riflessione che la legge gli concedeva, il procuratore generale e la sua sostituta Maria Saracino, titolare del fascicolo, hanno preso atto che non c’era niente da impugnare. A diciassette anni di distanza dai primi accertamenti dei pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo sui film americani trasmessi dalle reti Mediaset, il caso “diritti tv” è definitivamente chiuso.

Aggiornato il 17 maggio 2018 alle ore 12:22