Hic Rhodus, hic salta

giovedì 17 maggio 2018


A meno di imprevisti e contro ogni previsione, compresa la nostra, Luigi Di Maio e Matteo Salvini partiranno per questa esperienza di governo. I due in 70 giorni di trattativa ci hanno abituati a scene e a colpi di scena politicamente impensabili.

Insomma, dall’accordo sulle Camere al contratto di governo in stile “studio associati” abbiamo assistito al superamento di una linea comportamentale che, questa sì, farà storia. Al netto di tutto ciò l’incognita resta la stessa, riusciranno? Saranno in grado di realizzare promesse e impegni? Chissà, è piuttosto difficile che riescano, ecco perché abbiamo scomodato Esopo e la sua favola sul colosso di Rodi e sull’atleta che giurava di averlo saltato con un solo balzo. Hic Rhodus hic salta, ora Di Maio e Salvini così come l’atleta dovranno dimostrare agli italiani di saper fare ciò che hanno giurato e garantito. Certo, il “contratto” è come la borsa di Mary Poppins, lo scetticismo e il timore si impongono, ma a questo punto lasciamoli partire e chi vivrà vedrà. Insomma, sottoporli a una esecuzione preventiva per toglierli di mezzo ricorrendo all’ipocrisia, ai poteri forti o alla minaccia dello spread più che esagerato ci sembra pericoloso.

Del resto fu proprio usando i colpi di palazzo e di spread che Silvio Berlusconi si ritrovò costretto a cedere all’imbroglio e fu una catastrofe. Il Governo Monti, infatti, non solo non salvò l’Italia ma la fece precipitare in un inferno di crisi e di rabbia da consentire ai cosiddetti populisti di crescere e affermarsi. Perché, piaccia o no, proprio da quel momento Beppe Grillo e la sua truppa iniziarono a volare nei consensi e nella condivisione di esasperazione e malcontento.

Mutatis mutandis, la stessa cosa che fece Silvio Berlusconi nel 1994 quando con Tangentopoli si tentò di far credere agli italiani che con i postcomunisti e la loro “gioiosa macchina da guerra” fossero arrivati i salvatori della Patria e i detentori della purezza e dell’onestà politica e intellettuale. Il risultato di quel periodo, la cui vera storia è ancora tutta da scrivere, fu che il Paese piombò in un precipizio economico e sociale dal quale ancora non è nemmeno lontanamente uscito fuori e i fatti lo dimostrano eccome, basti pensare all’Italia del 1990 e a quella di oggi.

Insomma, attenti ad usare armamentari impropri, bugiardi e costruiti ad hoc per falsificare il corso delle cose tentando così di suggestionare il sentimento popolare. Ecco perché diciamo: lasciamoli provare Di Maio e Salvini, anche se il dubbio che riescano è grande e legittimo. Dulcis in fundo, taccia l’Europa dei tromboni germanocentrici, perché nella storia il mito del “Reich” e del motto “Gott mit uns” sappiamo tutti cosa abbia significato.


di Alfredo Mosca