Via giudiziaria all’alternanza

Temo che l’Italia sia davvero la patria del “Rieccolo!”. Lì, storicamente, si trattava della riapparizione periodica del famoso Fantasma dell’Opera, il navigatissimo politico democristiano Amintore Fanfani.

Qui, invece, si tratta dei notissimi corsi e ricorsi storici. I giudici di merito hanno giudicato in primo grado sulle responsabilità personali di alti dirigenti della sicurezza dello Stato, a proposito di “Trattativa” con la mafia siciliana, in particolare, collocata temporalmente in quegli anni estremamente bui che vanno dal 1992 al 1993, con le stragi Falcone-Borsellino e con gli attentati mafiosi nelle principali città d’arte italiane. Eppure, ho sempre pensato che esistesse un filo rosso post-Yalta (l’Urss era crollata appena un istante prima di quell’epoca, nel 1991) che avesse liberato certi “animal instinct”, che vanno dalla temutissima secessione leghista, alla via giudiziaria all’alternanza politica resa fluida dal bradisismo provocato da Mani Pulite, in cui furono sommersi da un Vajont immaginario i principali attori politici della Prima Repubblica, fino ad arrivare allo stragismo terrificante dei corleonesi. Eventi che stanno tutti in quella stranissima forbice temporale.

Ho sempre ritenuto, provando a osservare le cose dalla stratosfera anziché dalla superficie terrestre che, al di sopra di quei noti fatti, abbiano agito forze aventi una matrice geostrategica e ben più rilevanti di quelle accreditate dai soli atti giudiziari. Osservo, infatti, come gli accordi di Maastricht e l’avvento della moneta unica avessero già esaurito l’azione della Cassa del Mezzogiorno, costata centinaia di migliaia di miliardi di sprechi a favore del Sud d’Italia. E Salvo Lima era un eurodeputato! La mia convinzione venne proprio dall’esperienza pratica di chi, per mestiere e lauree, aveva avuto a che fare con le leggi della statica e con le condizioni di plasticità dei materiali, magari studiate attraverso l’analisi tensoriale.

Così, visti dalla Luna, quegli sforzi enormi di trazione che si esercitavano tra Nord e Sud d’Italia mi sembrarono non proprio casuali. Mezzo secolo di Guerra Fredda aveva congelato molte cose anche qui da noi. Montagne di denaro, rubli e dollari, erano arrivati in Italia per mantenere sempre viva la “conventio ad excludendum” nei confronti del Partito comunista italiano e, all’opposto, per tenere in piedi una fitta rete territoriale di presidi o sezioni comuniste in tutto il territorio nazionale. Nulla di particolarmente strano, quindi. Ma, improvvisamente, con il crollo dell’Urss queste gigantesche forze di blocco si dissolsero in un baleno.

Con esse scomparvero le coperture all’enorme corruzione sistemica di partiti come Dc e Psi (il Pci si salvò solo perché i suoi tesorieri si immolarono al silenzio perpetuo per la causa comunista), mentre riaffiorò prepotentemente il desiderio nordista mitteleuropeo di liberarsi finalmente della palla al piede del Sud arretrato, mafioso e corrotto.

Dall’altra parte dello Stivale, per gli effetti ben noti di azione-reazione, si sviluppò una forza eguale e contraria, che recuperava il sogno autonomista del 1944 di fare della Sicilia l’ennesima stella della bandiera americana. Magari stavolta conquistando un’autonomia tipo Isole Cayman, per creare una piattaforma finanziaria planetaria offshore in grado di richiamare e riciclare immense fortune di capitali illegali. Senza stare poi a parlare del suo valore geostrategico: una sorta di vera e propria portaerei sul Mediterraneo, indispensabile quindi per fronteggiare in armi le aree di crisi mediorientali in cui interi Stati turbolenti navigano su un mare immenso di petrolio. Qualcuno, oltre a me, ha mai formulato una congettura politica su questi aspetti? Non so: forse è il caso di provarci. Magari aprendo qualche forziere della Cia e dell’ex Kgb.

Aggiornato il 23 aprile 2018 alle ore 13:46