La voglia molisana

Il Governo tra il centrodestra e i pentabuffoni non si fa perché questi ultimi – contrariamente a quanto dicono – ad andare a Palazzo Chigi non ci pensano proprio.

Preferiscono fare come il Partito Comunista degli anni Settanta il quale, dall’alto del suo trenta per cento, fondava il proprio consenso sulla sfiga dei popoli e sulla critica demagogica verso chi le mani se le sporcava per davvero governando il Paese. A loro bastava pontificare sugli insuccessi altrui e minacciare la venuta del sol dell’avvenire per fare il pieno di voti pescando tra chi era ai margini per davvero (e si illudeva in buona fede che i comunisti potessero salvarlo) ma anche tra gli annoiati che si lavavano la coscienza nell’ipocrisia dell’egualitarismo predicato dall’attichetto in pieno centro.

Specularmente chi decide per i grillini – e non i grillini che la storia non la conoscono – ha capito che si può essere molto più influenti come opposizione rilevante in termini numerici rispetto a quanto si può fare facendosi logorare da un eventuale impegno di governo. E allora basta stare lì immobili a ruttare invettive come fa egregiamente Paola Taverna piuttosto che farsi tentare da avventure ambiziose che possono rovinarti in un attimo dimostrando al pueblo quanto sia facile parlare degli errori altrui.

Per questo non si capisce perché Matteo Salvini continui ad incaponirsi con Luigi Di Maio arrivando fino al punto di seguirlo a distanza con gli occhi al Vinitaly o di strattonarlo nel corso di una diretta Facebook dal Molise, affermando: “È chiaro che se in Molise e Friuli verrà premiata la Lega, nell’arco di 15 giorni chi deve capire capisce e il governo inizia a lavorare. Ne sono certo”.

Non si capisce invece a cosa serva questa prova a chi urina più lontano nelle campagne molisane dopo che appena un mese orsono le elezioni nazionali ci hanno consegnato un quadro preciso dei rapporti di forza nel Paese. Invece noi aspettiamo le imminenti mini elezioni regionali per capire chi ha vinto. Assurdità.

E se Salvini stravincesse nel piccolo Molise cosa cambierebbe? Cosa aggiungerebbe al risultato elettorale nazionale una vittoria schiacciante a Campobasso? Chi si spaventerebbe se la Lega entrasse in pompa magna a Isernia? Forse tremerebbe Sergio Mattarella o forse se la farebbe sotto Di Maio il quale – al netto delle percentuali su Termoli – a partecipare a un qualsivoglia governo non ci pensa proprio?

Ma davvero qualcuno crede che le sorti del Governo dipendano dalle elezioni regionali in Molise o è la disperazione a offuscare la mente?

 

 

Aggiornato il 17 aprile 2018 alle ore 18:06