Pazze prove di governo tra Salvini e Di Maio

Dopo l’incontro di Arcore il centrodestra cerca una tattica condivisa. Ma, intanto, si assiste a un duro botta e risposta fra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. È lunedì. Il secondo giro di consultazioni è a un passo. Gli accordi sono labili e i vari blocchi si studiano. Un comportamento dal quale potrebbe emergere di tutto. “Ci sono il 51% di possibilità di fare governo tra centrodestra e Cinquestelle”, fa sapere Salvini in visita in Friuli Venezia Giulia. Pronta la risposta del leader del M5S, che su Twitter scrive: “C’è lo 0% di possibilità che il Movimento 5 Stelle vada al governo con Silvio Berlusconi e con l’ammucchiata di centrodestra”.

Di prima mattina Salvini ha risposto a chi gli chiedeva se l’accordo nella sua coalizione resisterà ai giochi di potere in vista della creazione di un nuovo esecutivo. Lui replica: “Non ci sono altri vertici in vista. Non è che possiamo far vertici tutti i giorni. Esiste il telefono fortunatamente, nel 2018”. Poi conclude: “Chiamerò Di Maio e gli chiederò un incontro volentieri. Gli italiani chiedono di fare. Al di là dei veti o delle simpatie, facciamo qualcosa o no? Se la risposta è no, i numeri sono numeri, si torna al voto”.

Sull’ipotesi di una terza figura che provi a formare un governo, Salvini si domanda: “Premier terzo? Quarto, quinto, dodicesimo, ma chi lo vota? I voti in Parlamento da dove arrivano? Dal centrodestra e, io immagino, dai Cinque stelle…”. Per il leader della Lega, dunque, il dialogo con i pentastellati è praticabile. A patto però che “la smettano di porre veti e di mettersi al centro del mondo visto che sono arrivati secondi e non primi”.

Tra le polemiche di giornata spicca poi il monito del Financial Times che in un editoriale getta uno sguardo sul nostro Paese a più di un mese dalle elezioni: “Sebbene i mercati siano rassicurati dalla presenza di Mattarella, l’Italia può difficilmente permettersi una paralisi prolungata”, scrive. Per il quotidiano della City un governo di coalizione Cinque Stelle-Lega, liquidata prima delle elezioni come un’ipotesi troppo improbabile per meritare di essere contemplata, non è più, pertanto, inconcepibile anche se sarebbe un’alleanza difficile. Le danze sono aperte e non resta che aspettare.

Aggiornato il 09 aprile 2018 alle ore 16:53