Fake news: per Ue subito strategia in vista delle Europee

Ormai è chiaro, nessun Paese può affrontare da solo il problema delle false informazioni, della comunicazione deviata o più comunemente, delle “fake news”.

All’indomani dello scandalo Facebook-Cambridge Analytica, l’esigenza di regolamenti europei per contrastare la diffusione della disinformazione online si è fatta quanto mai concreta, necessaria e indispensabile.

In realtà, dopo la Brexit, le elezioni presidenziali Usa e le elezioni politiche del 4 marzo in Italia, il prossimo obiettivo dei divulgatori di “fake news” potrebbe essere la competizione elettorale che si terrà a maggio 2019 per eleggere i nuovi europarlamentari.

L’allarme è stato lanciato sia dal Garante Privacy dell’Unione europea, Giovanni Buttarelli, sia da Julian King, commissario europeo per la sicurezza che avverte su un concreto rischio di manipolazione delle notizie in rete a vantaggio dei candidati euroscettici. “Occorrono regole vincolanti per i social network durante i periodi elettorali, come la prossima tornata di maggio 2019 per eleggere il nuovo Parlamento europeo. Gli scandali come Facebook-Cambridge Analytica rischiano di sovvertire i nostri sistemi democratici”.

Una denuncia, quella del commissario europeo, abbastanza forte e inequivocabile tanto da essere sottoscritta in una lettera inviata a Marija Gabriel, commissaria Ue per l’economia digitale. La missiva, nello specifico, ha indicato tre nuove regole da imporre alle società proprietarie delle piattaforme social: maggiore trasparenza sugli algoritmi, limiti sulla “raccolta” di informazioni personali per scopi politici e maggiore trasparenza di chi finanzia i contenuti sponsorizzati.

La proposta del commissario inglese King va ad aggiungersi al report su fake news e disinformazione online redatto da 39 esperti europei (tra i quali gli italiani Oreste Pollicino, docente della “Bocconi”, Gianni Riotta e Federico Fubini, entrambi giornalisti, e Gina Nieri, manager di Mediaset,) già consegnato il mese scorso alla commissaria Gabriel ma che poco ha soddisfatto le ambiziose misure contro la disinformazione online. Né è bastato affermare che “il fenomeno si combatte non con la censura, ma con l’educazione digitale degli utenti e con l’autoregolamentazione delle piattaforme web, che dovrebbero fornire a utenti e media le informazioni sugli algoritmi”. Una conclusione troppo poco coraggiosa per un fenomeno che fa paura sia alla politica che alla società civile.

Per questo motivo Julian King ha chiesto misure più rigorose. Ed entro la fine di questo mese la Commissione Ue pubblicherà la sua strategia contro le fake news a tutela anche delle prossime elezioni europee. Nel frattempo diversi paesi europei (Francia e Germania, in primis) sono già intervenuti con una propria legislazione in materia, mentre l’Italia dovrà farne una priorità non appena avrà un Governo nel pieno dei suoi poteri. Una misura tanto più necessaria in considerazione dei diversi sondaggi che confermano quasi la metà degli italiani come vittima di fake news.

In particolare, secondo un sondaggio di Legalizer (startup legaltech attiva nella certificazione/legalizzazione del web), il 47 per cento di chi naviga in Rete ha incontrato “spesso” o “talvolta” notizie che in seguito si sono rivelate false. L’altro dato su cui riflettere, è che il 22 per cento degli italiani ha condiviso, e quindi diffuso, in rete notizie poi rivelate come false. Inoltre, secondo l’Osservatorio Italiano sulle fake news, gli italiani dimostrano di provare fiducia verso i media tradizionali nel 65 per cento dei casi mentre la fiducia per i social è sotto il 17 per cento.

Ma c’è una percentuale che più di tutte desta preoccupazione, ovvero il 91 per cento degli italiani pensa che le fake news “siano un problema” in grado addirittura di minare le basi democratiche del sistema. Eh sì, forse è il caso che la Commissione europea intervenga, e anche in fretta.

 

Aggiornato il 05 aprile 2018 alle ore 20:37