Grillini al governo: Travaglio come Cetto

Marco Travaglio, ovvero: come un intransigente fustigatore dei partiti politici può diventare mansueto se perde la testa e si innamora dei grillini. Lo ricordiamo tutti con la sua agenda rossa intento a snocciolare cifre, date e fatti, tanto pungente e livoroso quando c’era da mascariare l’odiato “B.”, lo psiconano, il male assoluto al quale si chiedeva conto di qualsiasi cosa (cose vere e cose false). E il rancore era tale da spingere il nostro eroe a mettere quintali di fango nel ventilatore inventandosi di sana pianta teoremi come l’espressione “culona inchiavabile” attribuita a Silvio Berlusconi in riferimento alla cancelliera Angela Merkel o tutta quella serie di ricostruzioni improbabili scopiazzate poi dai giornali internazionali.

È proprio di qualche giorno fa un clamoroso mea culpa da parte del giornale “Le Monde” nel quale si precisa che “in Italia sono stati avviati diversi procedimenti penali per verificare se Berlusconi e il suo gruppo Fininvest avessero utilizzato capitali di provenienza mafiosa, ma dopo approfondite indagini, finalizzate soprattutto ad analizzare le dichiarazioni dei pentiti e i flussi finanziari di Fininvest, questi procedimenti hanno portato a provvedimenti di non luogo a procedere o di assoluzione”.

Chiaro che una delle fonti dello sputtanamento globale fosse proprio Marco Travaglio. Invece adesso, dopo tanto fustigare, il buon Travaglio si è scoperto giustificazionista allorché, parlando da Floris di quegli splendidi ragazzi a Cinque Stelle, ha sostanzialmente sostenuto che, sebbene si siano imborghesiti e non combattano più così aspramente il sistema, il popolo li guarda comunque con speranza perché, a differenza di coloro che hanno governato negli ultimi vent’anni, la loro capacità di governo non è ancora stata sperimentata. Bisogna dar loro una possibilità, ha concluso il mansueto Marco, perché almeno non rubano (o almeno non ci sono prove che ciò avvenga).

Sarebbe troppo facile sostenere che al Comune di Roma (Travaglio ricorda la vicenda Marra?) o a quello di Quarto qualche problema forse c’è stato, ma non è questo il punto perché sia nelle vicende capitoline che in quelle campane non ci sono sentenze, per cui il garantismo è d’obbligo. E infatti non useremo questi argomenti perché il punto è un altro: il punto è che uno pretenzioso come Travaglio non può abbassare le aspettative fino a considerare l’onestà – una precondizione per accedere alla politica – come requisito sufficiente ad impalcare quattro sprovveduti a Palazzo Chigi. Questo teorema terra terra è buono per la signora Maria e non per un “signorsottuttoio” come il direttore de “Il Fatto Quotidiano”. Sarebbe come dire che mi fidanzo con una racchia perché almeno non mi tradisce o che mi faccio costruire casa da uno qualsiasi purché non mi freghi sul cemento o che mi faccio operare da uno onesto e chissenefrega se è bravo.

Sembra di sentire Cetto La Qualunque che si scandalizza perché le opposizioni si sono sollevate per la proposta di far fare il primario di cardiochirurgia a Pino lo Straniero: non avrà la laurea, ma dovreste vedere come affetta i delfini e come impaglia i cerbiatti.

Aggiornato il 19 gennaio 2018 alle ore 08:17