Ue: misure urgenti per l’Italia nel 2018

giovedì 7 dicembre 2017


Che l’Europa avesse scovato i soliti nostri artifizi contabili nella Legge di stabilità si era capito bene tempo fa dalle parole di Jyrki Katainen.

Insomma, come nelle precedenti occasioni per non turbare i governi di centrosinistra, pur capendo la mancata quadratura dei conti, l’Europa ha chiuso un occhio e rimandato tutto al 2018. Del resto gli italiani, al successo, alla ripresa forte e strutturale, alla ricchezza ritrovata grazie a Matteo Renzi e Paolo Gentiloni non ci hanno mai creduto. Qui non si tratta di essere contrari a prescindere, oppure irrecuperabilmente pessimisti, si tratta semplicemente di guardare in faccia la realtà nostrana. E la realtà dimostra i mali del Paese, anzi in molti casi il peggioramento di questi. Infatti, nel caso di questa legislatura, Renzi prima e ora Gentiloni, per spudorate logiche elettorali hanno continuato a dissipare risorse. Lo si è fatto con i bonus, con i salvataggi mascherati e con le assunzioni a go-go nell’apparato pubblico.

Insomma, una quantità di denaro collettivo che se fosse stato messo a frutto, per esempio per diminuire la pressione fiscale, ben altri risultati avrebbe dato. Ma al di là della questione fiscale che era e resta una delle follie italiane in tutti i sensi, nulla si è fatto per risolvere le criticità del Paese. Giustizia, burocrazia, sanità, scuola, casa, immigrazione e sicurezza, durante questi cinque anni di centrosinistra sono letteralmente precipitate all’inferno. Sia chiaro, non che prima fossero efficienti e funzionanti, ma averle ulteriormente trascurate ha fatto tracimare intollerabilmente il vaso del sistema pubblico.

Oltretutto, aver dissipato risorse e sperperato per interventi clientelari, ha aggravato i conti tanto da far presupporre che, come dice l’Ue, nel 2018 una forte manovra correttiva si renderà inevitabile. Insomma, il prossimo Governo, quale che sia, si troverà sotto il tappeto le tonnellate di polvere che il centrosinistra ci ha nascosto in questa legislatura. Parliamo di miliardi di euro, tanti miliardi di euro da reperire per evitare che scattino le infrazioni o, peggio, le clausole di salvaguardia sull’Iva.

Per farla breve, l’Italia dopo la devastante esperienza Monti, tutto si meritava che il quinquennio Letta, Renzi, Gentiloni. Nulla di concreto sulla spesa pubblica, nulla sui privilegi vergognosi previdenziali, nulla sulle aziende di Stato colabrodo, nulla sull’apparato pubblico mangiasoldi. Eppure gli episodi di nullafacenza, dei furbetti, dei malati del lunedì, degli uffici pieni di scalda poltrone si sono amplificati vergognosamente. Per non parlare della giustizia e dei costi per i cittadini che vi ricorrono; una specie di bancomat per vedersi troppo spesso indifesi rispetto ai colpevoli e troppo spesso soccombenti rispetto ai malfattori. Potremmo continuare a descrivere lo sfascio del Paese che tutto testimonia fuorché i successi, i miglioramenti, i passi avanti che il centrosinistra dichiara spudoratamente.

Ecco perché serve altro, serve subito e serve anche se fosse necessaria la cosiddetta impopolarità. Perché sia chiaro, se impopolarità significa il coraggio di tagliare i privilegi, gli esuberi mangiasoldi, gli uffici regala stipendi, le aziende regala poltrone, ben venga. Se impopolarità significa porre mano alla giustizia per cambiare lo strapotere di un organismo lento e spesso ingiusto, ben venga. Se impopolarità significa, infine, mettere in riga il sistema di vigilanza sul credito e anteporre i cittadini alle clientele e agli amici del quartierino, ben venga, non aspettiamo altro per poterla acclamare.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca