Cara Fornero, il pianto non basta

Egregia signora Elsa Fornero, ci risparmi questi pentimenti postumi che francamente sanno più di beffa che di ristoro morale. La sua, cara professoressa, è stata la peggiore delle riforme possibili seppure in piena emergenza contabile e sotto il diktat dell’Unione.

Il tentativo che lei ha fatto in occasione della proiezione del film sugli esodati, per giustificare in qualche modo gli errori imperdonabili del provvedimento sulle pensioni, non tiene e lei lo sa bene. Diciamo lo sa bene perché una cattedratica esperta come lei non poteva non sapere e non prevedere quali sarebbero state le conseguenze della cosiddetta riforma. Non solo, ma ci permettiamo di aggiungere che una professoressa del suo livello non poteva non sapere quali fossero i veri motivi per cui il sistema pensionistico italiano sia finito nel baratro dei conti.

Va da sé, infatti, che aver risolto il problema, soprattutto con il trasferimento in avanti della erogazione pensionistica, è più da semplice ragioniere che da illustre docente universitario. Certamente lei non ha alcuna colpa delle scelleratezze sul tema compiute nei decenni passati dalla politica, che si è ipocritamente buggerata del futuro previdenziale degli italiani. Ciononostante, dovendo affrontare la materia in modo socialmente giusto ed economicamente utile, non poteva e non doveva trascurare il nodo dei cosiddetti “diritti acquisiti”, così come quello della congiunzione fra previdenza e assistenza. Oltretutto chi sostiene e sosteneva che la Costituzione impedisce di mettere mano ai “diritti acquisiti”, probabilmente sbaglia, perché la nostra Carta di quei “diritti acquisiti e inviolabili” non parla.

Insomma, per farla breve chi prende  una pensione spropositata rispetto alla contribuzione versata, può essere colpito eccome, basterebbe volerlo. Ecco perché secondo noi è proprio da lì che una riforma socialmente equa ed economicamente utile avrebbe dovuto iniziare, piuttosto che dai poveri cristi arrivati a un passo dalla pensione. Come se non bastasse, lei signora Fornero non poteva non sapere quanto sarebbe stato necessario in occasione del provvedimento, mettere mano a un radicale riordino degli ammortizzatori per renderli più utili in tutti i sensi. Per non parlare della vergogna dei vitalizi della politica sui quali il Governo Monti avrebbe dovuto dare un segnale draconiano, non fosse altro che per rispetto dei cittadini più deboli.

Quindi, cara professoressa, noi ovviamente non abbiamo nulla contro di lei, anzi c’è il massimo rispetto, però la sua riforma non possiamo giustificarla nemmeno con il diktat europeo, di fronte al quale ben altre risposte avrebbe dovuto dare il Governo Monti. Il tema previdenziale, e lei lo sa molto bene, incide sulla pelle, sulla carne viva dei cittadini e se proprio c’è da incidere non si possono e non si devono trascurare i privilegiati per nessuna ragione al mondo. Ecco perché la sua riforma è stata un errore grave, del resto da quando è nata non si fa altro che cercare di correggerla con pezze a colori di ogni tipo.

Resta la speranza che il prossimo Governo, quale che sia, si ponga fino in fondo quel problema di giustizia, di equità e di coscienza che nel novembre del 2011 per sistemare i conti si è gettato alle ortiche.

Le auguriamo buon lavoro con tutta cordialità.

Aggiornato il 01 dicembre 2017 alle ore 08:36