La sfida di Silvio

Che il Presidente Silvio Berlusconi sia ormai entrato nei libri di Storia, credo che possa essere accettato da tutti come un fatto innegabile. L’ho già scritto in un articolo dei giorni scorsi e lo ribadisco. Quale sia, però, il suo reale posto nella Storia dipenderà da come affronterà il voto del 2018. Non è detto che lascerà un segno positivo. Dipende. Al di là della sua agibilità elettorale, infatti, arrivati a questo punto, l’uomo - prima ancora del leader - potrà svolgere un ruolo da protagonista nella competizione del 2018, a prescindere dai tempi e dai modi del Tribunale di Strasburgo.

Insomma, la sfida di Silvio Berlusconi è, oggi, molto più grande e molto più importante di quelle passate perché caratterizzerà e connoterà tutta la sua parabola politica, quella presente e quella trascorsa ma, soprattutto, quella futura. Quale sarà il segno che lascerà nella Storia? Quello delle larghe intese? Quello dell’arrocco con il Partito Democratico di Matteo Renzi? Tutto dipende, già da ora, da come lui stesso riuscirà a dare un senso alla sfida che ha davanti a sé e, quindi, a dare un significato o un altro alla sua storia politica personale.

Che Silvio Berlusconi sia un vincente è fuori di dubbio e, qualora si volessero cercare le prove, basterebbe rileggere le cronache degli ultimi 40 anni: dall’avventura imprenditoriale all’epopea politica. È ancora qui. È in piedi. È un punto di equilibrio. Ma che sia un vincente non vuol dire che sia anche un vincitore, anzi. Quasi mai le due cose coincidono. Quindi, la domanda che mi pongo è: Berlusconi, l’uomo prima del leader, saprà trasformarsi da vincente in vincitore? E non mi riferisco soltanto all’esito delle prossime elezioni, quanto - piuttosto - alla sua possibilità di traghettare questi ultimi 25 anni di storia italiana verso il risveglio di un Paese migliore, più libero e più democratico, rispetto a quello che ci lasciamo alle spalle (speriamo).

Se questi 25 anni siano stati una lunga traversata nel deserto per giungere al tanto sospirato compimento di un progetto di libertà o se siano stati il nostro purgatorio prima dell’inferno oscurantista, illiberale, assolutista... ce lo dirà il modo con cui Berlusconi si porrà il problema di quale significato dare a tutto il suo percorso politico. Per essere un vincitore dovrà trovare argomentazioni e contenuti alti, ispirati agli ideali di libertà e di equità, di giustizia giusta e di lotta alle ingiustizie, di amore civile e senso dello Stato. Serviranno forme e punti programmatici in grado di convincere gli astensionisti a tornare alle urne, i moderati delusi da Matteo Renzi a guardare verso Forza Italia e gli elettori del Movimento 5 Stelle a scegliere un voto corsaro per una formazione politica corsara e, quindi, ad abbandonare le velleità o, peggio, la mediocrità dei grillini. Ma tutto questo non si può fare riproponendo lo stesso schema di alleanze del 1994.

Alla coalizione di centrodestra manca, ancora oggi, un soggetto politico che possa trasmettere quel vento di novità di cui l’Italia e l’Europa hanno bisogno e che Forza Italia, da sola, non può raccogliere perché percepita dai giovani come l’espressione di un partito tradizionale. Incredibile a dirsi, ma è così.

Aggiornato il 17 novembre 2017 alle ore 09:44