Nuova Europa: globalismo e separatismi

sabato 21 ottobre 2017


Alla luce dei tanti separatismi in Europa, ci si deve interrogare su quanto mercato globale potremo avere e quanto potere locale ammettere. Il desiderio di indipendenza catalano è uno dei tanti fenomeni in ebollizione all’interno del territorio europeo, così come in Italia, in cui Lombardia e Veneto sono chiamate a decidere per l’autonomia attraverso il referendum.

All’evidenza il vento sta cambiando e l’intera politica è destinata a rinnovare se stessa, fino probabilmente a fare “saltare” le categorie politiche di destra e sinistra. La nuova Europa, dopo l’Unione europea, è chiamata a fare da quadro a tale convulsa evoluzione, ed a svolgere il doppio ruolo di approdo per gli Stati membri e stimolo alle rivendicazioni localistiche determinatesi dal deficit di democrazia degli ultimi venti anni di Europa tedesca. Quale sarà il rapporto tra il mercato globale e l’immigrazione delle masse? Come si possono governare esodo e invasioni? Quali sono i modelli di integrazione possibili, di successo? E, ancora, uno Stato deve spalancare le porte se altri non lo fanno? I colossi del web cosa sono, imprese o piuttosto nuove potenze che operano e hanno potere a livello mondiale? È ancora ammesso chiedere e volere l’indipendenza? Si assiste, in Europa, a un movimento in cui le sovranità dei singoli Stati membri hanno perso peso e questi, sotto i colpi di provvedimenti della Commissione europea a trazione tedesca, sono diventati molto poco sovrani, o meglio non più sovrani. Gli Stati membri hanno perso pezzi di sovranità, militare, finanziaria, fiscale e politica. Mentre le Costituzioni stesse d’Europa sono rimaste abbarbicate intorno alle norme, nate e legate al principio della sovranità nazionale. Si pensi ad esempio all’Italia il cui articolo 5 della Costituzione definisce la Repubblica unica e indivisibile. Si prevede anche, all’articolo 126 della Costituzione, lo scioglimento del Consiglio regionale e la rimozione del presidente della giunta che abbiano compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge, per ragioni di sicurezza nazionale.

Però, come accade adesso in Lombardia e in Veneto, il Parlamento italiano può approvare l’autonomia regionale, a maggior ragione se chiesta attraverso referendum con ampio consenso popolare. Essa consiste nel decentramento delle competenze senza negare l’unità dello Stato italiano ma solo facendo sì che vi sia maggiore funzionabilità amministrativa. Differentemente la Catalogna ha uno statuto di autonomia dal 2006, ratificato da parlamento, Re e voto popolare, successivamente modificato dalla Corte costituzionale, e adesso la maggioranza del popolo catalano vuole tornare alla formulazione precedente, quella che ha votato, mentre il governo spagnolo di Rajoy impone il rispetto della modifica costituzionale. Chi ha ragione?

È riconosciuto a tutti i popoli il diritto alla autodeterminazione, alveo di promanazione della legge. Il diritto si realizza e può mettere in discussione, in quanto espressione e forma della volontà dei soggetti interessati, le regole pregresse e le configurazioni date, anche l’integrità territoriale dello Stato. Se vi è il plebiscito circa la volontà di separazione dallo Stato centrale che cosa vale, chi prevale, il plebiscito di chi si dà la regola e legge, o la regola pregressa e preesistente? Il referendum, anche solo consultivo, è l’espressione massima della volontà popolare.

La nuova Europa deve essere federata e politica come lo sono gli Stati Uniti d’America e in essa, nella federazione europea, tramite il voto democratico, devono poter esistere e potersi configurare legittimamente gli aneliti e le esigenze di dignità di nuovi soggetti. Per quanto tempo e con quale forza tratta dalla evidente violazione di legittimità e regole democratiche può uno Stato membro infatti annullare per ritorsione le prerogative di una regione autonoma? Per quanto a lungo l’Europa tedesca può fare finta di non occuparsene?

La volontà politica dietro una ribellione della maggioranza di un popolo è espressione piena del consenso maggioritario della popolazione interessata, espressione della volontà di regole certe e condivise, democratiche. Sovente il potere dato può essere non solo minoritario e oligarchico, si veda in Italia, ma può agire in maniera discriminatoria e prevaricatoria. All’interno della nuova federazione europea, senza cancellare le differenze, devono essere affidate alla nuova Europa, alcune prerogative comuni sul piano della politica economica e della politica estera, compresa la sicurezza dei suoi confini.


di Francesca Fantetti