Frattali e Frattocchie

Un aforisma, un commento - “Chissà se alla scuola di partito del Pci, a Frattocchie, aveva tenuto un corso anche il matematico Benoît Mandelbrot. A giudicare dallo stato attuale della sinistra italiana si direbbe di sì, data la frantumazione in atto. Insomma, dalle Frattocchie ai frattali”.

I frattali, escogitati dal matematico polacco Mandelbrot, sono oggetti formalmente identici su scale diverse. Per quanto piccolo sia, un frattale, una volta ingrandito, ripropone la stessa forma di uno grande. Il tutto è generato da un algoritmo che si ripete più volte ed è infatti capace di generare una morfologia costante.

La sinistra italiana sembra aver interiorizzato con grande serietà il modello frattale poiché, attorno al vecchio Partito Comunista Italiano, sono sempre nati piccoli partiti caratterizzati dalla stessa identica ideologia, con le stesse forme organizzative, gli stessi gesti simbolici e persino un identico linguaggio. Gli stessi leader, da Valori a Garavini, da Magri a Bertinotti e altri, erano quasi sempre cresciuti nel Pci ma lo avevano poi abbandonato perché disillusi dal suo sempre più marcato orientamento riformista e, dunque, dalla rinuncia alla meta comunista finale.

Oggi le cose si ripetono. Senza più parlare di progetti comunisti alla vecchia maniera, la “generazione spontanea” dei partitini a sinistra del Pd segue lo stesso, identico modello che Mandelbrot chiamerebbe di “autosomiglianza” ma che, più semplicemente, potremmo definire di grigiore indistinto. Sfido chiunque, che non sia commentatore o analista politico, a trovare differenze rilevanti, per loro e per l’Italia, fra Sinistra Italiana e lo scomparso Sel, fra Mdp e Campo Progressista, fino al patetico Possibile di tale Pippo Civati che sembra voler emulare Pablo Iglesias Turrión e il suo Podemos, ambedue eccitati, a loro volta, dallo “Yes, we can” di Barack Obama.

Più facile è rilevare ciò che li unisce, ma si tratta di un fattore paradossale perché ha a che fare con un personalismo poco coerente con la tanto proclamata etica socialista. Si tratta dell’esacerbata competizione fra le personalità che guidano i piccoli movimenti sopra citati, tutti quanti convinti che, a sinistra del Pd renziano, vi sia ampio spazio elettorale per conquistare seggi in Parlamento e per ricostituire un vero, grande partito di sinistra. Peccato, però, che, stando a sondaggi e al buon senso, manchino del tutto “masse popolari” desiderose di tornare a sperare in quel nuovo modello di sviluppo che Ingrao aveva lanciato come formula vincente molti decenni fa e che, in forme nuove ma identiche nella sostanza, sta al centro delle ossessioni ideologiche dei nuovi uomini della sinistra autentica.
Ciò che rimane, in definitiva, è solo una forte carica di litigiosità e di contrapposizione che è arduo distinguere da una vera e propria forma di odio personale. Una variante, si potrebbe pensare, dell’odio di classe di marxiana memoria. In realtà è solo odio senza alcuna classe.

Aggiornato il 18 ottobre 2017 alle ore 11:16