La situazione è seria e grave

Ci perdonerà Ennio Flaiano se modifichiamo una delle sue indimenticabili battute, ma in Italia la situazione è seria e pure grave.

I nostri problemi sono tanti, anzi a essere sinceri sono ovunque, perché al di là di ciò che vogliono farci credere il Paese fa acqua da tutte le parti. Infatti, la preoccupazione non nasce dalle scene che si vedono in Parlamento e fuori sulla legge elettorale, perché in buona parte alla politica di credibilità ne è rimasta davvero poca. Il problema nasce dopo, e cioè su cosa fare dei risultati eventuali del “Rosatellum bis”, ammesso che passi.

Premesso che se quel 40 per cento di italiani rifugiati nell’astensionismo decidessero di andare alle urne tutto potrebbe cambiare, ma c’è una strada che appare sempre più verosimile. Parliamo delle larghe intese, ovverosia quanto di meno auspicabile per risolvere le problematiche e le disfunzioni enormi dell’Italia.

Non si capisce, infatti, come sia possibile che un eventuale ulteriore inciucione fra Pd, Forza Italia, più siepi e cespugli centristi, possano lavorare a un programma unico per il Paese. Sarebbe facile citare la devastante esperienza del Governo Monti per avvalorare la tesi sulla pericolosità di una maggioranza innaturale. Oltretutto la situazione del Paese da allora ad oggi (non ci si faccia illudere dalle notizie positive che circolano) è peggiorata.

È peggiorato il debito pubblico, peggiorato il disagio sociale, peggiorata la questione dell’immigrazione, peggiorato il distacco tra Nord e Sud, peggiorato il clima popolare. Come se non bastasse, in questi anni il Paese è ulteriormente sprofondato in un vergognoso stato dei servizi pubblici da far venire la pelle d’oca. Sanità, scuola, giustizia, fisco, lavoro, burocrazia, banche; non c’è segmento che non finisca quotidianamente agli onori delle cronache per fatti così clamorosi da rivolta sociale.

Qui non si tratta solo di ciò che basterebbe per vergognarsi: formiche, scarafaggi, pazienti abbandonati, cartelle pazze, pignoramenti incredibili, sfratti ingiustificati, pratiche infinite, furbetti, nullafacenti e sentenze che premiano i colpevoli. Si tratta di un Sistema Paese che non si riesce a riformare perché la stessa politica che ha creato queste condizioni non ha né la forza e né il coraggio di ammetterlo e di fare mea culpa.

Del resto, un apparato pubblico mastodontico e dannoso, un fisco avido e aguzzino, una giustizia teatrale e onnipotente non nascono per caso. Come non nascono per caso i furbetti del cartellino, gli enti inutili, i manager pubblici incapaci e compiacenti, i banchieri truffaldini, i magistrati che amano la politica più del diritto. In definitiva, l’Italia non è arrivata allo sprofondo per una sventura divina, ma c’è arrivata per via di una classe politica e dirigente che a forza di inciuci, spartizioni, raccomandazioni, coperture, interessi, favoritismi e affari clientelari, ha creato un mostro. Quel mostro è l’Italia in cui viviamo, con un debito incolmabile, una burocrazia vergognosa, un fisco insopportabile, una giustizia ingiusta, e servizi sociali da quinto mondo.

Un “sistema monstre” che costa un’eresia, si pensi solo alla voce stipendi e trasferimenti, che non produce niente e pesa sulle spalle del privato in termini di tasse. Ecco perché da noi il fisco è ossessivo, avido e complicato, alla ricerca di continuo gettito per compensare sprechi, sperperi e ruberie. Per non parlare della previdenza sulla quale l’insostenibilità dovuta all’allungamento della vita è la più grande delle ipocrisie annunciate. L’insostenibilità del sistema pensionistico è dovuta esclusivamente alle baby pensioni, agli scivoli per gli statali, ai vantaggi di favore, agli escamotage contributivi di comparto e alle pensioni d’oro. Insomma, è dovuta a leggi scriteriate, consociative, clientelari, elettorali che negli anni sono state emanate in barba ai costi e alla sostenibilità economica nel tempo, alla faccia delle generazioni future. Ecco perché oggi la politica non sapendo più che pesci prendere e non volendo per pura ipocrisia modificare i diritti acquisiti, dicasi privilegi, se la prende con l’età. Il risultato è un Paese che sul tema delle pensioni è spaccato fra chi fa la fame e chi beve champagne.

Questa è la vera fotografia del nostro Paese, altro che crescita e ripresa le cui ragioni sanno bene tutti essere solo legate alla congiuntura e ai bonus elettorali e non ai provvedimenti di governo. Può dunque tutto questo disastro essere risolto con un grande inciucio per fare maggioranza? Con una larga intesa fra il diavolo e la croce? Possono partiti antagonisti, che quando si sono uniti per sostenere Mario Monti hanno rovinato il Paese, riuscire oggi a risollevarlo? Le passate esperienze ci hanno fornito la prova che per raggiungere un risultato positivo ben altra strada servirebbe. Per affrontare i problemi italiani serve una maggioranza definita, forte, coesa, che sappia affrontare il toro per le corna con un programma condiviso e culturalmente rivoluzionario.

Serve smantellare la cultura dell’assistenza per passare a quella dello sviluppo; la cultura del pubblico per passare a quella del privato; la cultura del “paga Pantalone” per passare a quella del fare. Solo così la situazione da seria e grave può cambiare e diventare migliore e positiva; solo così la crescita da congiunturale può diventare strutturale. Servono riforme profonde e rivoluzionarie, democratiche e moderne, incisive, collettive e per realizzarle non c’è larga intesa che tenga. Serve insomma che qualcuno vinca e che qualcuno perda, serve che il vincitore abbia a cuore il Paese, l’equità, lo sviluppo, magari pensando a Luigi Einaudi.

Aggiornato il 12 ottobre 2017 alle ore 20:51