Turco: non si possono fare leggi elettorali per truffare i cittadini

“I politici italiani dovrebbero perdere il vizio di usare la legge elettorale contro i propri cittadini, illudendosi di poter far vincere il proprio partito. E questo, sempre in prossimità delle elezioni politiche. L’Europa, tramite la Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo), ha già stabilito che ci vuole un periodo minimo di un anno tra il varo di una nuova normativa e le elezioni. Lo ha fatto nel novembre 2012, sanzionando la Bulgaria, ma il messaggio era diretto anche a noi”.

Maurizio Turco, uno dei maggiori esponenti del Partito radicale transnazionale transpartito (che oltretutto, per statuto, alle elezioni non si presenta dalla fine degli anni Ottanta e che attualmente è impegnato a raggiungere le 3mila iscrizioni entro fine di dicembre, per non chiudere le proprie attività politiche), partecipa, con distacco e sarcasmo, al dibattito politico in atto, sull’ennesimo tentativo di varare una legge elettorale per le elezioni politiche in “zona Cesarini”.

Turco chiede al capo dello Stato, Sergio Mattarella, di non promulgarla. Proprio come suggeriva la sentenza del 6 novembre del 2012, contro lo stato bulgaro. All’epoca chi si rivolse alla Cedu contro l’esclusione “last minute” fu l’associazione politica Ekoglasnost. La Cedu nel 2012 sanzionò la Bulgaria, ma pensava all’Italia, che anche allora si apprestava a varare una nuova normativa per sostituire il “Porcellum”, a pochi mesi dalle elezioni del 2013. Il fatto, di per sé, era semplice: il legislatore bulgaro, era intervenuto, a un paio di mesi dalle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea nazionale, introducendo alcuni requisiti particolarmente stringenti per la presentazione delle liste. Ad esempio, si prevedeva il versamento di 20mila lev bulgari a titolo cauzionale. Poi, si pretendeva l’esibizione di un certificato rilasciato dalla Corte dei conti di avvenuta registrazione dei propri bilanci nei precedenti tre anni e, infine, il deposito di almeno 5mila firme di cittadini elettori a sostegno.

Ma che disse allo Stato bulgaro la Cedu?

Turco ricorda bene che “si diceva che erano stati violati i diritti garantiti dall’articolo 3 del Protocollo addizionale. E questo perché il legislatore elettorale era intervenuto con strumenti normativi sproporzionati a meno di un anno dalle elezioni”. Per di più, dando corpo al fondato sospetto di una legge voluta dai partiti, in Parlamento e al Governo (“magari in crisi di consenso nel Paese”) al solo scopo di “impedire il ricambio della classe politica e dirigente del Paese”.

Lo stesso sospetto che oggi chiunque può nutrire in Italia. Marco Pannella, nel 2013, ricorda sempre Turco, “diffidava Napolitano dal firmare una nuova legge elettorale a pochi mesi dalle elezioni”.

Una tematica, che invece sembra lasciare indifferente i Radicali italiani, visto che, alle elezioni, hanno intenzione di presentarsi con una lista che farà riferimento a Emma Bonino. “Contro il proprio stesso statuto”, ricorda ironicamente Turco. Di fatto, dopo la fine della “Prima Repubblica” e della legge proporzionale, il nostro Paese non ha più “trovato pace” e le leggi elettorali sono state cambiate almeno tre volte. Con due dichiarazioni di incostituzionalità che hanno riguardato il “Porcellum” e “l’Italicum”.

“Io una teoria l’avrei – dice Turco – Le coalizioni e i partiti di Governo, anche di segno opposto, che si sono succeduti al potere dal 1992 a oggi hanno sempre inseguito la chimera di confezionarsi una legge a proprio uso e consumo, possibilmente per danneggiare i propri avversari politici e per limitare i danni in caso di sconfitta. Con buona pace degli elettori. Se volevano una legge chiara – chiosa – avrebbero varato l’uninominale secca, in cui vince chi convince nei singoli collegi e così sarebbero stati costretti a schierare uomini convincenti, magari anche onesti, di sicuro competenti. Ma in una cosa questo regime, che tutto comprende tranne noi radicali, si è trovato sempre d’accordo: in Parlamento devono andare i nominati, non gli eletti dal popolo. Per questo io sono convinto che, prima o poi, la Cedu dovrà occuparsi anche di noi italiani. Stavolta direttamente”.

Aggiornato il 02 ottobre 2017 alle ore 19:04