Il codice antimafia e i concorsi truccati in magistratura

venerdì 29 settembre 2017


L’Italia ormai approva solo leggi forcaiole e incostituzionali come questo assurdo Codice antimafia. L’ingresso della Casaleggio Associati in Parlamento è stato devastante, neanche il fascismo ha avuto strumenti legislativi simili... Basti pensare che con una querela di parte per stalking, l’indiziato, che potrebbe in ipotesi essere un poveretto che la moglie perseguita per rivalsa, potrebbe vedersi sequestrati tutti i beni. Siamo all’uso privatistico dell’azione penale. Ma detto ciò, di chi è figlia questa legge? Probabilmente dell’eterno dibattito congressuale interno al Partito Democratico.

A leggere “Il Messaggero” sembra che neanche Matteo Renzi la volesse più. E che anzi sarebbe in polemica con il guardasigilli Andrea Orlando, che invece ne ha fatto una bandiera con cui giocare la propria battaglia interna al Pd. Il tutto, in attesa dell’ennesimo intervento riparatore della Consulta, nell’illusione di inseguire Beppe Grillo sul suo stesso terreno.

Questa legislatura devastante per lo Stato di diritto, fatta di scandali mediatici che durano due giorni, solo su alcuni scandali veri è rimasta silente: i concorsi truccati in magistratura. Su “La Stampa” viene rievocata l’annosa vicenda di Pierpaolo Berardi e del concorso svoltosi nell’anno delle stragi di mafia del 1992. Nella commissione esaminatrice era presente anche la moglie di Giovanni Falcone, ma non poté opporsi alle combine dei colleghi, semplicemente perché il 22 maggio, mentre sono ancora in corso gli scritti, dopo aver firmato il registro delle presenze, saluta tutti, esce e va all’aeroporto di Roma, direzione Palermo, insieme al marito. L’ultimo viaggio in Sicilia della propria vita. I commissari che restano però, non onoreranno la sua memoria. Temi non corretti, temi riconoscibili, tanti figli di papà promossi e signori nessuno bocciati.

Solo Pierpaolo Berardi, oggi avvocato, per anni reclamerà giustizia invano al Consiglio superiore della magistratura. Che a lungo impedirà l’accesso agli atti. Salvo poi, dopo che il Tar e il Consiglio di Stato, statuiranno il suo diritto di accesso e dopo che saranno constatati dallo stesso Berardi i brogli e i raggiri tipici di altri concorsi pubblici truccati che oggi assurgono alla prima pagina, finirà nel 2008 per dover ammettere che molti dei temi concorsuali (tra cui quello del Berardi) neppure erano stati corretti. Berardi, come tanti altri, era stato scartato a prescindere.

In quel concorso del lontano anno delle stragi, cui avrebbe dovuto partecipare nella commissione esaminatrice la moglie di Falcone, tra i favoriti ci furono un magistrato che poi divenne persino giudice costituzionale e un altro che è stato di riserva nel tribunale dei ministri. Se questa è la maniera di selezionare una classe dirigente, lo giudichi il lettore.

Ma che poi tanti Pm colleghi, o ex tali, di chi è diventato magistrato in questa maniera ci vengano tutti i santi giorni nei talk-show a fare la lezione su come la politica dovrebbe o meno comportarsi sta diventando francamente insopportabile.

Per la storia più che per la cronaca: il concorso in magistratura del 1992 non fu l’unico a essere colpito o sfiorato da sospetti di trucchi. L’ex membro del Csm Mauro Mellini nel 1994 fece uno studio dei concorsi svoltisi dal 1949 a quell’anno, e scoprì, leggendo le stesse motivazioni delle commissioni con cui venivano ammessi agli orali dei veri e propri “caproni”, che il “volemose bene” era stato un vero e proprio metodo dal dopoguerra a oggi. Addirittura, nel concorso del 1949 si metteva per iscritto che quasi la totalità dei partecipanti era da bocciare per la propria impreparazione nel diritto, ma che data la circostanza delle carenze di organico lasciate dalla caduta del fascismo, dalle epurazioni e dalla Seconda guerra mondiale, si doveva comunque dare loro la toga sennò l’Italia sarebbe rimasta senza giudici. Fosse questo il vero peccato originale della Repubblica nata dalla Resistenza?

 


di Rocco Schiavone