Sergio Pirozzi e gli sms solidali

Come si suol dire, anche l’italiano (inteso come lingua nazionale) vuole la sua parte e allora riportiamo testualmente dal sito del “Corriere della Sera” dello scorso 24 settembre: “Nemmeno un euro dei 33 milioni che gli italiani hanno donato attraverso sms da 2 euro l’uno o attraverso bonifici di solidarietà è finito a beneficio delle popolazioni terremotate di Amatrice, Accumoli, Arquata o Pescara del Tronto e degli altri comuni terremotati il 24 agosto 2016”.

Anche leggendo più volte la frase che il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi ha pronunciato ad Atreju, festa di Fratelli d’Italia, si può intendere che quei fondi siano spariti, che si siano dissolti come una bolla di sapone. Il primo cittadino amatriciano espresse in quell’occasione soltanto le perplessità sulle modalità di utilizzo degli stessi alcuni dei quali, ad esempio, inizialmente destinati alla realizzazione di una pista ciclabile nelle Marche in un paese non compreso nel cratere dei comuni devastati dal sisma o di una “grotta sudaria” alle terme di Acquasanta.

Si è voluto “forzare” le dichiarazioni di Pirozzi il quale (“Il Fatto Quotidiano”, 26 settembre) ricorda e ribadisce che “le persone hanno inviato i fondi ad Amatrice, ad Accumoli, ad Arquata e non a qualche comune guidato da qualche amico degli amici”. Sarebbe forse questo l’aspetto, aggiungiamo noi, sul quale la Procura di Rieti dovrebbe indagare perché l’utilizzo (e non la “scomparsa” da nessuno denunciata) di quei 33 milioni di euro potrebbe rivelarsi non proprio una bolla di sapone.

Aggiornato il 27 settembre 2017 alle ore 19:11