Atac: un’altra sconfitta del M5S e dei romani

sabato 16 settembre 2017


La scelta dei Cinque Stelle di enfatizzare il concordato preventivo come una grande risposta alla crisi dell’Atac, manifesta nella realtà la loro incompetenza e una manipolazione della realtà. Per prima cosa mi chiedo, com’è possibile paragonare il concordato di un’azienda pubblica sui rifiuti (Aamps di Livorno) con l’Atac, azienda pubblica dei trasporti di Roma? Perché decantare l’appena omologato concordato (gennaio 2017 ) dopo circa sette mesi dalla presentazione della domanda in bianco al Tribunale di Livorno? L’omologa non significa il successo di un piano industriale, ma soltanto l’avvio dello stesso. I risultati sono ancora di là da venire, così come invece ci mostra il concordato della municipalizzata del trasporto di Benevento (Amts Benevento dopo più di due anni di omologazione).

Vorrei far notare come per Livorno parliamo di un servizio rivolto a circa 20mila utenti con un passivo totale di ben 42 milioni di euro e circa 300 dipendenti. In Atac abbiamo invece milioni di utenti con un passivo totale di circa 1400 milioni di euro e più di 11mila dipendenti.

Certamente, la procedura tecnica del concordato in continuità non si modifica al variare della dimensione aziendale che versa in situazione di crisi. Presentarci il nuovo assessore al Bilancio di Roma come salvatore dell’Atac per l’esperienza vissuta di un piccolo concordato in continuità di dimensioni non paragonabili con Atac, e inoltre esperienza vissuta esclusivamente sino all’omologa dello stesso concordato da parte del Tribunale di riferimento ma “senza verificare i risultati dell’applicazione dello stesso piano industriale”, mi sembra veramente un’altra presa in giro.

Ma quali sono i vantaggi del concordato? Nella nostra esperienza abbiamo visto come i concordati in continuità hanno un senso e una effettiva riuscita quando comportano una sostanziale discontinuità nella gestione aziendale e attraggono nuovi investimenti. La scelta della procedura concordataria dettata esclusivamente dalla protezione contro eventuali istanze fallimentari, ovvero richieste di creditori terzi, non ha mai avuto, dopo la fuoriuscita dalla procedura concorsuale, un esito positivo se non accompagnata dai punti precedenti. Il concordato ha il duplice effetto positivo di tutelare i lavoratori e dare ai creditori una parte del credito che difficilmente potrebbero avere in caso di fallimento, con la possibilità di far ripartire l’attività.

Inoltre le esperienze similari fatte sino ad ora hanno mostrato uno stralcio verso i fornitori del 20-25 per cento ed esclusivamente a danno di quelli “chirografari” (i creditori privilegiati, cioè fisco e dipendenti, ovvero i crediti assistiti da garanzie ipotecarie che sono generalmente pagati al 100 per cento).

Ora mi chiedo: se normalmente in un concordato si pagano ai creditori dal 20 al 25 per cento del debito, è veramente necessario incorrere in una farraginosa procedura concorsuale per pagare ai creditori dal 75 al 80 per cento del debito (rendendo di fatto inutile lo strumento concordatario) come stralcio per i fornitori (dato previsionale dichiarato dal Movimento 5 Stelle)? A che pro?

Il Comune di Roma e la Regione Lazio dovranno, per la riuscita della procedura, garantire comunque i flussi ad Atac. Senza contare che in caso di insoddisfazione da parte dei creditori che dovranno votare il piano concordatario il Comune da assuntore dovrà mettere a disposizione altro attivo da valorizzare a favore dei terzi. Sarebbe stato economicamente molto più semplice e meno costosa un ricapitalizzazione accompagnata da una ristrutturazione del debito con successiva gara del servizio. Allora perché fare il concordato? Semplice. Non sono riusciti a gestire un’azienda avvezza alle logiche politiche e sindacali, che hanno avuto come obiettivo non l’efficienza e l’efficacia dell’Atac quanto la regola del minimo servizio e di una massima clientela.

I 5 Stelle hanno confermato con questa scelta di non essere in grado di fare, ma solo disfare. Per evitare di prendere decisioni politiche serie e impopolari butteranno la palla nel campo del Tribunale di Roma non essendo stati capaci di affrontare i problemi con vero piglio innovativo ed esclusivamente nell’interesse dei cittadini.

Se il concordato non comporterà una sostanziale discontinuità nella gestione anche nella compagine societaria e non evidenzierà importanti investimenti ma sarà esclusivamente un modo per risparmiare il 20/25 per cento del debito verso i fornitori e utilizzato esclusivamente perché non capaci di una gestione ordinaria, allora la semplice procedura concorsuale non solo è tecnicamente sbagliata ma non produrrà nel lungo periodo i risultati sperati.

Infine, aspettiamoci bufere giudiziarie che i magistrati potranno porre in essere per la gestione degli ultimi tre anni.

(*) Energie per l’Italia


di Massimiliano Napoletano (*)