Centrodestra tra sogni e realtà

martedì 12 settembre 2017


Le ultime schermaglie tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini lasciano pochi dubbi circa l’impossibilità concreta di giungere a un’alleanza organica in vista delle prossime elezioni politiche. Alleanza organica la quale, visto l’impasse sulla legge elettorale, dovrebbe portare a un listone unico tra le principali forze del centrodestra.

Molti sostengono che ciò, al di là dei particolarismi e delle divergenze programmatiche, andrebbe nella direzione dell’interesse nazionale, spingendo Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia a compiere un gesto di responsabilità patria. Argomento quest’ultimo tanto legittimo quanto pieno di edificanti intenti, ma che tuttavia non tiene conto del principale fattore che, soprattutto in Italia, alimenta qualunque forma di strategia politica: l’interesse di parte. Questo non significa che i soggetti che si contendono la guida del Paese non abbiano in animo di perseguire il bene della collettività. Solamente che quest’ultimo nobile scopo viene sempre e comunque subordinato ai suddetti interessi di parte. Senza tenere conto di questo piccolo ma fondamentale dettaglio qualunque analisi politica risulterebbe irrimediabilmente monca.

Nella fattispecie, come mi sforzo di ripetere da tempo, tale logica rende di fatto impossibile una convergenza elettorale tra Forza Italia e Lega Nord, a meno di una sempre più improbabile modifica in senso maggioritario della legge elettorale. Modifica che, per la cronaca, allo stato attuale quasi nessuno vuole. Stando così le cose, le sempre più marcate divergenze di linea tra un Berlusconi moderato ed europeista e un Salvini radical-sovranista non fanno altro che confermare l’intenzione dei due leader di affrontare in piena autonomia il prossimo rinnovo del Parlamento. Salvini in primis perché intende capitalizzare al massimo grado l’indubbio successo ottenuto in questi anni, interpretando una sorta di grillismo di destra. Mentre Berlusconi, al contrario, aderendo al radicalismo a cui vorrebbe incatenarlo il leader del Carroccio, perderebbe quasi del tutto l’appeal preso il suo attuale elettorato di riferimento. Elettorato meno propenso agli avventurismi di chi propone un fritto misto di misure, soprattutto dal lato economico-finanziario, francamente indigeste.

Sotto questo profilo, i richiami all’unità che nell’intera area di centrodestra si ripetono da tempo hanno solo un valore tattico, con l’unico scopo di richiamare sul proprio partito l’attenzione degli elettori. Per il resto i segnali e le ultime prese di posizione dei soggetti interessati sembrano pienamente confermare l’intenzione di andare alle urne in ordine sparso.


di Claudio Romiti