Raggi, Zingaretti e Acea fanno acqua da tutte le parti

Ogni romano sa bene che si tratta del solito rimpallo di competenze, che ho avuto modo di definire una “danza della pioggia”. Sì perché si tratta di un non sapere cosa fare, nel momento, di fronte a una crisi idrica prevedibile.

Sono mesi che il lago di Bracciano perde di livello, così come arcinoto è il fatto che le tubature romane perdano gravemente di acqua potabile. Alcuni casi sono stati eclatanti, mentre si allarmavano i romani su possibili contingentamenti di acqua, da alcune strade della città zampillavano metri cubi di acqua potabile dall’asfalto. E si tratta soltanto di quanto noi riusciamo a vedere, perché buona parte delle voragini che si formano nei quartieri della Capitale, in estate come in inverno, sono dovute proprio ai crolli delle parti sotterranee dell’asfalto a causa dello scorrere di acqua fuoriuscita da tubature rotte. Si parla del 40 per cento delle perdite, e anche di qualcosa di più, nella sostanza di una perdita di più di 40 litri di acqua ogni 100 captati.

Acea continua intanto a “prelevare” utili su utili, Roma Capitale non sa fare con dignità il lavoro di principale azionista, e, nel frattempo, l’esito del referendum che fu non è stato ancora rispettato. In questi anni, nulla è stato fatto infatti a garanzia di una volontà dei cittadini e così la gestione del bene primario per eccellenza resta diviso tra privati, competenze pubbliche, veti incrociati e una battaglia a suon di dichiarazioni e carta bollata che si gioca sulla pelle dei romani. I cittadini, infatti, non solo pagano bollette tra le più salate d’Italia e rischiano di vedersi razionata l’acqua, ma addirittura pagano per l’inefficienza altrui, visto l’alto tasso di dispersione idrica causata dalla mancata manutenzione della rete.

Così il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, annuncia il disastro ambientale e chiede ad Acea di formulare un piano alternativo alla chiusura dei rubinetti e l’azienda risponde richiedendo a sua volta un programma dalla Regione, che infatti non esiste. Acea fa causa a Zingaretti per danno d’immagine, la Raggi è immobile e come al solito parla di complotto. Sempre Acea ammette le perdite di acqua: “Il problema della perdita c’è, non lo neghiamo, ma si tenga presente che le perdite sono un male nazionale, non è un male di Acea ed è dovuto al fatto che l’azienda, su mandato dei sindaci, ha investito prevalentemente negli anni scorsi in fognatura e depurazione perché lì era l’emergenza”. Alla fine si chiede il riconoscimento dello stato di calamità da parte del governo. Il caos amministrativo più totale.

L’ennesimo scaricabarile, le perdite sono ovunque in Italia (e poi non è vero!) e quindi ce le dobbiamo tenere anche a Roma. La verità è che le Istituzioni litigano e si rimpallano a vicenda le responsabilità, giocando a nascondino con le ordinanze come quella della Regione verso Acea, fino a qualche giorno fa introvabile sul sito Internet, alla faccia della trasparenza. È assente tutta quella filiera di controllo, prevenzione e manutenzione della rete idrica e della cura ambientale che permetterebbero anche in situazioni limite di siccità, quale è quella attuale, di non allarmare la cittadinanza ma di procedere in maniera ragionata e adeguata come si richiede a una grande Capitale.

Voglio ripetermi sul fatto che i ventilati interventi di razionamento ad esclusivo danno dei cittadini sono l’effetto di politiche di manutenzione sbagliate e di condotte omissive da parte degli Enti preposti, senza escludere che le nostre reti sono continuamente afflitte da furti e prelievi illegittimi noti da tempo e che colpevolmente sfuggono ai controlli. L’acqua è una risorsa vitale, un diritto fondamentale, un elemento da proteggere in tutte le sedi e che non dovrebbe conoscere schieramenti politici o di opinione. Roma è la città degli acquedotti, è la civiltà che ha portato l’acqua ovunque, non merita queste Amministrazioni.

(*) Consigliere regionale del Lazio e membro dell’assemblea nazionale di Fratelli d’Italia

Aggiornato il 01 agosto 2017 alle ore 19:56