Immigrazione e populismo

venerdì 28 luglio 2017


L’immigrazione rende? Sì, ma solo a chi si occupa di accoglienza per richiedenti asilo e non, come dimostrano molti casi eclatanti di malversazione delle risorse pubbliche per l’assistenza. A quanto pare, continua a sfuggire al politicamente e filosoficamente corretto (ma quando ci liberemo da questa ignobile dittatura del pensiero foucaultiano e post sessantottardo?) un sacrosanto principio di un’evidenza plateale: tranne i casi legati al diritto di asilo, ho il diritto di decidere chi accogliere a casa mia. Quindi, come fanno tutti gli altri Stati sani di mente, sono libero di avvalermi della mia indiscussa sovranità per fissare quote di lavoratori immigrati, in base a qualifiche da me ritenute remunerative e indispensabili per mantenere efficiente la macchina produttiva nazionale. Invece, che cosa accade attualmente? Da anni, siamo costretti a ricevere, senza più poterli di fatto allontanare, robusti giovanotti africani palesemente in salute, che affrontano l’inferno della traversata a mare accettando tribolazioni e vessazioni di ogni sorta durante il calvario del trasferimento dalle regioni interne del continente africano fino alle coste libiche. Per di più, com’è ampiamente noto, a tutti costoro i nuovi schiavi di esseri umani chiedono pedaggi terrificanti, con il costo dei quali, volendo, gli sfruttati potrebbero benissimo avviare piccole attività commerciali e imprenditoriali nei loro Paesi di origine.

E invece no. Si punta alla roulette (“bianco” si arriva e “nero” si muore) degli sbarchi clandestini, perché ognuno di quei viaggiatori temerari coltiva il sogno di guadagnare qui da noi molto di più della cifra inizialmente investita per il viaggio, anche nella speranza di richiamare, in un futuro non lontano, qualche familiare rimasto in patria che si è svenato per metterlo sui barconi della morte. Chi arriva sa benissimo che l’Italia non è in grado di rimandarlo indietro, nella stragrande maggioranza dei casi. Ma, Giavazzi e Boeri che dicono meraviglie della permanenza a tutti i costi di immigrati indesiderati sul nostro territorio mentono sapendo di mentire. Infatti, raccontano di una immigrazione “buona”, che produce reddito, fa figli (ormai sempre meno, visti gli alti costi di mantenimento oggi necessari!), ci dà una mano per i nostri anziani, contribuisce alla crescita del Pil e fa bene al tasso di natalità. Ma si sta parlando di gente che ha una busta paga o che, comunque, è presente fiscalmente in una qualche dichiarazione dei redditi. E che succede, invece, a proposito di quelle molte centinaia di migliaia di illegali che vivono ai margini della società, destreggiandosi in commerci illegali di ogni tipo, dalle merci taroccate, sistemate su teli volanti o vendute in spiaggia (che tolgono reddito e clienti agli esercenti legali), fino alle sostanze stupefacenti? Pensate che gli innumerevoli lavavetri che ci tormentano ai semafori versino un solo cent. di tasse allo Stato italiano? O che lo facciano tutti coloro che vendono paccottiglie asiatiche nelle strade cittadine?

Per non parlare, poi, degli immigrati che non svolgono alcuna attività, gravando passivamente sull’assistenza e sulla sanità pubblica italiane, come fa, ad esempio, un numero impressionante di giovani africani che trovate all’esterno di supermercati e negozi vari con il cappello in mano. Quale reddito producono le popolazioni rom che ospitiamo e assistiamo, e di cui siamo costretti a subire l’accattonaggio e la miriade di piccoli reati contro il patrimonio che ne contraddistingue la presenza? Il razzismo vero, miei cari benpensanti, è tutt’altra cosa e, direi, ora è completamente a vostro carico per il disprezzo che voi riservate nei confronti dei cittadini che intendono ribellarsi a questo deprecabile stato delle cose. Cito un esempio eclatante che viene dalla piccola e civilissima Danimarca, così come ce lo riferisce “Le Figaro” del 22 luglio. L’afflusso in quel Paese di nomadi dalla Romania, che hanno letteralmente invaso le strade cittadine, ha creato degrado e precarietà nei quartieri dove si sono precariamente installati, facendo per di più impennare il tasso di microcriminalità urbana legato ai reati contro il patrimonio commessi dagli stessi rom, in alternativa all’accattonaggio sistematico e molesto dei passanti.

Ovviamente, i civilissimi danesi si sono ribellati a simili soprusi, organizzando ronde di quartiere e protestando energicamente con le proprie rappresentanze politiche. Risultato? In men che non si dica Governo e Parlamento hanno adottato progetti di legge per inasprire le sanzioni contro l’accattonaggio e lo stazionamento non autorizzato, elevando a 1000 corone a persona l’occupazione indebita di suolo pubblico, nonché raddoppiando la durata del fermo di polizia a 14 giorni di arresto, per chiunque venga trovato a mendicare o rubare. Come mossa ulteriore, il Governo danese è intenzionato a coinvolgere Bruxelles per una interpretazione autentica sulla libera circolazione delle persone, che non può in alcun modo essere rivendicata da parte di chi, pur cittadino comunitario, varca le frontiere allo scopo esclusivo di delinquere. Presidente Gentiloni, ministro Minniti prego prendere nota.


di Maurizio Bonanni