Mino Pecorelli e i misteri di via Fani (seconda parte)

Dal 1974 al giorno prima della strage di via Fani, l’Osservatore Politico di Mino Pecorelli iniziò a concentrarsi sui “mortali pericoli” che stava correndo Aldo Moro. In quell’anno tra l’altro, Edgardo Sogno, un personaggio con, forse non a caso, lo stesso nome di battesimo dell’autore di questo articolo, progettava un presunto colpo di Stato, noto come “golpe bianco”, in senso liberale e presidenzialista. Ma il 1974 era stato anche l’anno in cui il referendum sul divorzio aveva messo in difficoltà le destre, anche quella della Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani. A livello politico la situazione era tale da poter ritenere che lo spettro del Partito comunista potesse riaffacciarsi al Governo. Se non che dagli Usa, il segretario di Stato, Henry Kissinger, intervenne duramente sul presidente della Repubblica, Giovanni Leone e sul ministro degli Esteri, Aldo Moro...

Sulle pagine dell’agenzia Op naturalmente era apertissima la discussione su come la Dc potesse risolvere il “problema Pci”, permettendo alle masse popolari con idee di sinistra di accedere al potere in forma alternativa. Nel frattempo Moro si muoveva nella direzione opposta, quella di una conciliazione con l’opposizione comunista, inaugurando quella che fu chiamata la “strategia dell’attenzione”, poiché aveva colto quella nuova delicata fase della politica italiana. Sapeva certo di correre quei rischi mortali muovendosi contro quelle presunte “stabilità e progresso” fortemente volute da Henry l’americano, che arrivò a minacciarlo apertamente che gli avrebbe fatto fare la stessa fine che aveva riservato ad Allende e al suo Cile, ma da politico ne sentiva il dovere.

Dopo il successo politico delle sinistre alle amministrative del 1975 bisognava trovare una soluzione a tutti i costi. La svolta a quel punto poteva anche chiamarsi Partito Socialista. Un PSI che fosse rinnovato e si muovesse in senso anticomunista. Ed anche in quest’occasione Pecorelli fu il primo a dare la notizia. Infatti su Op scrisse: “Sarà Craxi il nostro Soares?” e “Craxi sempre Craxi fortissimamente Craxi”. Chiaramente arrivò puntuale la “sorpresa nenniana” di Bettino segretario del partito.

Sempre nel 1975 Op non smetteva di sondare l’atmosfera di dura ostilità verso la politica di Moro con frasi sibilline di questo genere: “È proprio il solo Moro il ministro che deve morire alle 13?”(ndr: citando un libro di Giulio Andreotti sul tema) e “Oggi, assassinato con Moro l’ultimo centrosinistra possibile...”.

Come ulteriore prova che Pecorelli fosse un giornalista ben documentato che pubblicava tutto, il 15 marzo 1978, ovvero il giorno prima della maledizione di via Fani, leggiamo su Op: “Proprio alle idi di marzo del 1978 il Governo Andreotti presta il suo giuramento nelle mani di Leone Giovanni. Dobbiamo attendere Bruto? Chi sarà? E chi assumerà il ruolo di Antonio, amico di Cesare? Se le cose andranno così ci sarà anche una nuova Filippi?”.

Insomma, Pecorelli non solo aveva anticipato via Fani ma ne conosceva bene anche i retroscena. E poi dodici giorni dopo la strage: “Aspettiamoci il peggio, gli autori della strage di via Fani e del sequestro di Aldo Moro sono dei professionisti addestrati in scuole di guerra del massimo livello (ndr: Gladio). I killer mandati all’assalto dell’auto del presidente potrebbero invece essere manovalanza reclutata su piazza. È un particolare da tenere a mente”. Mino fu anche il primo, subito dopo la strage, ad ironizzare sul’operato dei Servizi segreti riguardo al falso comunicato del Lago della Duchessa e alla scoperta pilotata del covo di via Gradoli.  

Pecorelli definì la strage di via Fani “il segno di un lucido superpotere per allontanare il partito comunista dal Governo nel momento in cui si accinge all’ultimo balzo”, rendendo noto come via Fani fosse stata diretta emanazione della Conferenza di Yalta del 1945, essendo interesse particolare degli americani contrastare il comunismo e dei russi il comunismo che diventa democratico in Europa. E in ultimo, ma non meno importante per la conoscenza dello Stato del nostro Paese,  Mino ci fece sapere come le Brigate Rosse di via Fani furono essenzialmente usate da “Yalta”. Non a caso nella copertina di Op settimanale del 9 maggio 1978 veniva raffigurato un agente dei Servizi con due distintivi, Cia e Kgb, con il titolo: “Obbiettivo Italia”.

Aggiornato il 28 luglio 2017 alle ore 17:32