Una stampella contro la Boldrini tirata dal fantasma di Enrico Toti

Truppe al confine austriaco, ma è luglio 2017. Sono passati 100 anni e al posto degli italiani, comandati da Cadorna, a far pressione sull’Austria provvedono migliaia di migranti comandati dai vertici delle Ong, spalleggiate dal Governo Gentiloni.

In quei tragici giorni di Grande Guerra il manifesto propagandistico della “Banca Italiana di Sconto” invitava il popolo a sottoscrivere i prestiti di guerra per la Patria, mentre i governanti di oggi armano manovre di bilancio per far pagare agli italiani il gravoso costo sociale dei migranti, raddoppiatosi nel solo giro d’un anno.

I fatti di questi giorni non possono che rimandarci alla memoria di Enrico Toti, che nell’agosto del 1916 combatteva come bersagliere lungo l’Isonzo nonostante già mutilato della gamba sinistra. E in quella battaglia, che si risolse con la conquista di Gorizia, combatteva nonostante colpito, morendo incitando i propri commilitoni all'assalto. Toti passava a miglior vita in piedi tra le sue truppe, e nell'atto di scagliare la stampella contro il nemico. Ma il popolo italiano è oggi in piedi o è stato seduto, anzi piegato, dal continuo disprezzo della Patria? Perché questa politica di profonda e radicata anti italianità viene quotidianamente propalata dalla terza carica dello Stato, Laura Boldrini: che da presidente della Camera non manca giorno che non offenda la memoria di Enrico Toti, cioè di tutti coloro che credono nel primato dell’Italia e del suo popolo. E mentre il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sostiene che i migranti alimentano il nostro Pil, in varie provincie d’Italia scoppiano scontri tra migranti disoccupati ed italiani in difficoltà economica. Una situazione da pseudo guerra civile, che viene alimentata dalle dichiarazioni proprio di Laura Boldrini che, oltre a schierarsi con i migranti (anche quando delinquono) pretende che agli extracomunitari venga offerto un canale preferenziale per occupazione, casa e assistenza sanitaria. Per la terza carica dello Stato gli italiani sarebbero i meno meritevoli tra tutti, anzi dovrebbero levare il disturbo e migrare. Quasi che la Boldrini stia vendicando la sconfitta dell’Austria nelle guerre d’Indipendenza, sognando di ridurre lo Stivale a “pura espressione geografica”.

Claudia Toti Lombardozzi, nipote di Enrico Toti, oggi presiede l’omonima fondazione, che si occupa appunto delle eccellenze italiane, del primato dell’Italia (oseremmo dire che incarna l’anti-Boldrini): due giorni fa si era ospiti di Claudia Toti presso il circolo romano dell’Antico Tiro a Volo.

“Il mio sogno è che si ricominci a parlare bene dell’Italia, che gli italiani tornino consapevoli dell’immenso tesoro di cultura e bellezza che appartiene loro”, notava la presidentessa della Fondazione Enrico Toti, in aperto dissenso con quella dirigenza italiana che parla male del proprio paese. “La filosofia che seguo e che cerco di trasmettere ai miei ragazzi - chiosava Claudia Toti - è che ormai non bisogna più domandarsi cosa possa fare l’Italia per noi, ma cosa noi possiamo fare per l’Italia, per restituire coraggio, dignità e valore alla nostra Patria”. Ecco che il dovere di un buon italiano (quest’articolo è in aperto disprezzo degli anti-italiani) è rammentare le motivazioni della “medaglia d’oro al valor militare” alla memoria di Enrico Toti, “perché ne sia tramandato il ricordo glorioso ed eroico alle generazioni future”.

Parole forti, in aperta antitesi con la politica del cappello in mano fatta in Europa dall’attuale esecutivo e da chi lo ha preceduto (Renzi, il male pressappochistico nazionale): hanno chiesto elemosina all’Ue per i migranti, e Germania e Francia ci hanno ricordato che, come da accordi economici, dobbiamo mantenerli noi e non far loro valicare i confini francesi ed austriaci. Rammentiamo che la salma di Enrico Toti venne inizialmente portata a Monfalcone. Quindi il 24 maggio 1922, settimo anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia, traslata a Roma, dove ricevette solenni funerali. Dopo la cerimonia, nel difficile clima politico e sociale dell’epoca (non dissimile dall’attuale), vi furono sanguinosi scontri. Alcuni comunisti colpirono con proiettili d’arma da fuoco il feretro di Toti, in segno di disprezzo per l’Italia e per il concetto di Patria. Gli scontri di maggio del ’22 provocarono un morto e venticinque feriti, furono oggetto di accese polemiche durante la seduta della Camera dei deputati. Alcuni addirittura scagliarono parole d’odio contro le azioni eroiche degli italiani.

Oggi quello stesso clima di rissa viene alimentato dalla Boldrini, in attesa che un disoccupato vittima d’incidente sul lavoro le possa scagliare contro una metaforica stampella, urlando poi “viva l’Italia”!

Aggiornato il 21 luglio 2017 alle ore 22:20