Scarcerato dopo aggressione: espulso dall’Italia

Dopo il clamore per la scarcerazione, è giunta infine l’espulsione dall’Italia a placare in parte le polemiche sul caso dell’immigrato irregolare che lunedì scorso ha tentato di accoltellare un agente a Milano, nel corso di un controllo di polizia in stazione Centrale, ed è stato poi rimesso in libertà dall’autorità giudiziaria che ha convalidato l’arresto derubricandolo da tentato omicidio a resistenza a pubblico ufficiale. Nel tardo pomeriggio di ieri, l’uomo è stato espulso dall’Italia “in modo coatto”. Una procedura che prevede l’accompagnamento scortato su un volo di linea fino nel suo Stato d’origine e la consegna del soggetto direttamente nelle mani dei funzionari stranieri.

Diallo è stato preso all’uscita dal carcere, appena ha messo piede fuori dal portone, ed è stato portato in questura, trattenuto per le procedure di espulsione fino a quando non è stato possibile caricarlo su un aereo e portarlo fisicamente nel suo Paese. Come sottolinea un agente “l’importante è che non abbia avuto la possibilità di girare per le strade”. Diallo non aveva lasciato l’Italia nonostante pendesse su di lui un’ordinanza di espulsione (precedente a quella del questore di Milano di oggi), tanto che era anche indagato per inottemperanza del provvedimento di pubblica sicurezza. È stato del tutto normale, quindi, prelevarlo all’uscita dal carcere. Ma per portarlo dove? Questo era il nodo della vicenda di un caso che non poteva essere trattato come altri. È stata la Polizia quindi ad assumersi la responsabilità di trattenerlo, in Questura, nel corso delle lunghe procedure burocratiche di espulsione, facendolo dormire (ovviamente guardato a vista) negli uffici dell’Immigrazione.

Gli investigatori di Milano poi, hanno avviato tutte le formalità e le procedure con la Guinea a tempo di record: non è facile, infatti, ottenere risposta da alcuni Paesi, meno avvezzi ad accettare le conclusioni sull’identità del proprio (presunto) concittadino. Il presupposto per ogni espulsione è infatti che lo Stato di origine riconosca la cittadinanza, altrimenti è “impossibile procedere”. In mattinata è arrivato l’ok al rimpatrio, e Diallo, con una robusta scorta di tre agenti (di solito se ne mandano anche due ma vista la pericolosità del soggetto si è provveduto ad aggiungere un rinforzo) è partito alla volta della Guinea con un volo di linea partito da Malpensa.

Aggiornato il 21 luglio 2017 alle ore 15:00